DESCRIZIONE:
Albero sempreverde con chioma conico-piramidale allungata terminante in una punta con rami appressati eretti, spesso ramificato fin dalla base del tronco, in un’altra varietà i rami hanno andamento orizzontale e iniziano da una certa altezza dalla base del tronco. La pianta è monoica con fiori unisessuali chiamati microsporofilli maschili e macrosporofilli femminili. È specie termofila resiste bene alla siccità e non tollera climi particolarmente rigidi e prolungati soprattutto in caso di gelate, si adatta bene su suoli diversi compatti e poco profondi. L’albero può raggiungere i 30 metri di altezza. Originario del Mediterraneo orientale e dell’Asia minore è stato introdotto in Italia probabilmente all’epoca dei Fenici, oggi lo si trova naturalizzato in stato spontaneo soprattutto in Toscana e Umbria e allo stato coltivato.
Il tronco è diritto ramoso sin dal basso con rami appressati eretti.
La corteccia è grigio-bruna fibrosa, sottile e fessurata longitudinalmente.
Il legno è discolore con durame di colore bruno e alburno bianco-giallastro privo di canali resiniferi; sono presenti falsi anelli formatisi durante il riposo estivo che la specie attua come difesa dalla estrema siccità estiva del clima mediterraneo in cui questa specie si è evoluta.
L’apparato radicale è fittonante capace di approfondirsi notevolmente nelle fessure delle rocce mentre nei suoli compatti e molto superficiali, le radici si possono diffondere superficialmente anche a notevole distanza.
Le foglie sono squamiformi (0,5-2 mm), opposte-decussate di colore verde-grigio scuro, dotate di ghiandole resinifere sul dorso e disposte in 4 file embricate e appressate ai rametti ricoprendoli completamente a formare una squama.
I fiori sono unisessuali disposti all’apice dei rametti, di colore giallo, sono indistintamente maschili e femminili su tutta la pianta.
Specie monoica con fiori unisessuali, sulla stessa pianta infatti si riscontrano microsporofilli (“fiori” maschili) riuniti in coni microsporangiati maschili molto piccoli di 4-8 mm, di colore giallo posti all’apice dei rami, strutture composte da verticilli di squame portanti gruppi di stami superiormente. I macrosporofilli femminili (“fiori” femminili) sono peduncolati e disposti su corti rametti, strutture composte da poche squame 8-14 con ovuli posti superiormente alle squame.
I fiori femminili dopo l’impollinazione si sviluppano in strobili detti galbuli subsferici, dei frutti di colore verde quando i semi sono immaturi, formati da 3-8 paia di squame che assumono una colorazione grigio-giallastra solo dopo 2-3 anni quando i semi giungono a maturità le squame lignificano e diventano marroni, peltate e poliedriche a forma di scudo. Ogni squama contiene 5-20 semi angolosi e alati. La disseminazione è anemocora.
UTILIZZI:
Viene utilizzato nei rimboschimenti dei terreni aridi e come albero frangivento o per il consolidamento di pendii franosi, dissesti e scarpate a rischio di erosione.
Per via dell’elegante aspetto viene utilizzato a scopo ornamentale in parchi e cimiteri, famoso il duplice viale dei 2540 cipressi di Bolgheri (LI) in Toscana reso immortale dai versi di Giosuè Carducci nella poesia “Davanti a San Guido”. Nel lontano 4 Novembre 1932 a Veroli (FR) venne inaugurato il Parco della Rimembranza dall’allora Avvocato Giuseppe Scaccia Scarafoni nonché podestà della città, un parco costituito da 280 piccoli cipressi collocati di fronte al cimitero a custodirne il silenzio con la loro chioma appuntita rivolta simbolicamente al cielo e consacrati al ricordo dei 280 soldati caduti in guerra.
Il suo legno molto duro e resinoso è utilizzato per la costruzione di mobili in quanto il suo odore fortemente aromatico lo preserva dalle tarme, dai funghi e dai parassiti. Oggi è impiegato in edilizia, nell’ industria per tavolame, mentre un tempo era anche utilizzato in carpenteria navale, data la sua grande resistenza all’umidità.
La medicina tradizionale attribuisce alla pianta proprietà venotoniche, vasocostrittrici, astringenti, diuretiche e sudorifere utili al sistema circolatorio, all’apparato urinario, gastrointestinale e respiratorio;
Nell’antica Grecia i malati di tosse venivano inviati nei boschi di cipressi a respirarne l’aria, densa di resine balsamiche come Ippocrate e poi Galeno raccomandavano.
Nel legno, rami e frutti si trova lo 0,2-1,2 % di essenza di cipresso composta da vari idrocarburi, tannini e sostanze aromatiche.
PREPARAZIONE INALAZIONI (uso esterno): si mette su un tavolo una pentola contenente 500 ml di acqua bollente in cui vengono poste 3-4 galbule oppure 2-3 gocce di olio essenziale di cipresso si chiude il coperchio. Si ci siede davanti la pentola e ci si copre il capo con un asciugamano in modo che il vapore non sfugga via, poi si rimuove lentamente il coperchio in moda da fa uscire il vapore gradualmente, si respira per 10-15 minuti, fino a quando l’acqua smette di evaporare. Utile in caso di catarro, bronchiti, raffreddori e influenze ad azione sudorifera, balsamica, antitussigena ed espettorante.
PREPARAZIONE DECOTTO (uso interno): 20-30 g di galbule fresche (frutti) di cipresso triturate o legno in 1 litro di acqua. Far bollire per 10 minuti a fuoco lento le parti rese in piccole dimensioni, filtrare e prenderne una tazza prima di ogni pasto per 3 volte al giorno, ha una potente azione antinfiammatoria e astringente in caso di colite o diarrea e ad azione venotonica in caso di varici venose, ulcere varicose e emorroidi, ad azione sudorifera, febbrifuga in caso di catarro, bronchiti, raffreddori e influenze. Ad azione tonica sulla vescica in caso di incontinenza urinaria e nella sindrome prostatica.
TRATTAMENTI FITOSANITARI. I trattamenti biologici naturali contro i parassiti della pianta sono reperibili sulla pagina TRATTAMENTI FITOSANITARI
A cura di
Dott.ssa Sara Leo
Biologa Nutrizionista
Attenzione: si declina ogni responsabilità sull’utilizzo a scopo curativo o alimentare delle applicazioni officinali e alimurgiche le quali sono indicate a mero scopo informativo.