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Il Lupo di Cartellino

Il Lupo Di CartellinoIl libro: Il Lupo di Cartellino di Riccardo Viselli è un racconto suggestivo che richiama i luoghi e le consuetudini di una gran parte della Ciociaria.  Infatti, Cartellino è un paese immaginario ma sovrapponibile ai tanti borghi presenti nella valle del Sacco o che punteggiano il paesaggio dei Monti Ernici.

Nel romanzo di Viselli sono evocate le piccole paure e le superstizioni dei protagonisti.  Fobie che lasciano, forse, emergere  lo spirito di sudditanza che si è formato in  centinaia d’anni di  prostrazione delle genti ciociare al potente di turno.  Una di queste paure ataviche é il sospetto verso il prossimo che si racchiude nel passo del romanzo in cui si commenta: “ .. Al saluto gioviale, rispondono [i ciociari. Ndr] con uno sguardo interrogativo che lasciava trasparire pensieri del tipo : come mai mi saluti? Ti serve forse qualcosa? Guarda che io non faccio nulla gratuitamente

Tuttavia, il libro parla anche del riscatto della Ragione sulla Superstizione e, ancor di più, sul pregiudizio che relega la Ciociaria in una “dimensione di mezzo“, utile solo per transitare tra i due poli di Roma e Napoli.

Queste generalizzazioni hanno portato spesso i Ciociari a rinnegare la propria identità e le proprie origini contadine. Per questo, è prassi comune dare connotazioni negative all’attività più caratteristica quale quella agricola.  Nel romanzo emerge,  qua e là,  tale ritrosia delle persone ciociare che tendono a nascondere o rinnegare la propria cultura rurale.  In un passo si racconta: ” che si dice qui al bar? … Che vuoi che si dica… Finalmente il tenente ha mandato quel lavativo di Del Banchetto a zappare la terra …“. Mandare a zappare qualcuno è, infatti, l’intercalare comune dei tanti paesani che frequentano le piazze ed è usato per apostrofare il soggetto preso di mira  d’inettitudine ed ignoranza.

Insomma, la cifra della vera rivoluzione culturale si avrà proprio quando lo “zappare” diventerà – nel sentimento popolare – un verbo nobile in quanto la sua azione sarà riconosciuta ed apprezzata poiché produttiva dei buoni frutti della terra.

Il romanzo sorprende anche per l’originalità delle ambientazioni sul clima e sui luoghi. Tuttavia, il racconto stupisce ancor di più per aver sancito la genesi di un nuovo protagonista del romanzo giallo: il comandante Del Banchetto,  che non è certo figura meno geniale rispetto ai più blasonati Montalbano o Poirot.  Un Del Banchetto che, come i grandi portagonisti dei gialli più famosi, si fa autore  di sorprese e di fantastiche intuizioni come l’irruzione,  nel racconto,  della “successione di Fibonacci” per interpretare il filo conduttore del disegno criminale degli autori che tormentano il paese di Cartellino nelle notti di luna piena.

Remo Cinelli

Conclusioni – Festa dell’Impegno Civile – II Edizione

Da Il quotidiano CIOCIARIA del 27/09/2014

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Quali sono le vere necessità?

20140512-quanto-abbastanzaQuanto è abbastanza? Molto spesso si disperde il vero valore dei beni che ci assicurano una vita dignitosa e soddisfacente perché si confondono i bisogni con le necessità fino alle estreme conseguenze,  per cui diventa vitale il possesso di oggetti o si sente che sia  fondamentale la frequentazione di certi ambienti e persone.

Le  necessità sono i requisiti oggettivi  per una vita soddisfacente, in  questa categoria  entrano i beni primari quali il cibo, il riscaldamento, la salute. Questi beni sono una quantità finita (non si può mangiare all’infinito o scaldarsi oltre una certa soglia di temperatura).

bisogni, invece, essendo di natura puramente psicologica, possono espandersi  all’infinito. Ad esempio, nessun livello di ricchezza materiale potrà soddisfare pienamente, ci sarà sempre qualcun altro che possiede di più e ciò produce un persistente motivo d’inferiorità.

La continua insoddisfazione nei confronti dei bisogni psicologici, induce  anche i meno abbienti ad effettuare acquisti non vitali per poter ambire a uno proprio status  sociale di riferimento.  Non è, infatti,  difficile osservare scarpe griffate  calzate da persone disagiate o le stesse persone che viaggiano su berline pretenziose.  Non è, poi,  raro sentire di amici che raccontano di viaggi esotici finanziati con prestiti che dovranno, inevitabilmente,  estinguere nel resto dell’anno.

Alcuni sociologi, di cui si racconta nel libro di copertina,  hanno tentato di proporre delle categorie in cui posizionare i beni che soddisfano i bisogni psicologici d’acquisto. Ebbene, sono state teorizzate le seguenti categorie:

  • i beni alla moda“. Essi rispondono al bisogno di essere al passo degli altri o per essere accettati meglio nella propria comunità di riferimento.
  • i beni snob“. Essi rispondono all’aspettativa di  essere diversi, esclusivi e distintivi dalla nassa. Questi beni si trasformano, spesso, in oggetti di moda e vengono, di conseguenza, abbandonati dai veri snob.
  • beni Veblen“. In omaggio a Thorstei Veblen che ne ha proposto l’esistenza. In quest’ultima categoria appartengono i beni voluttuari che permettono la distinzione del ruolo all’interno della società o dell’azienda. Esempi tipici sono l’auto blu per il politico o viaggiare in prima classe per il funzionario/dirigente di una azienda. Questi beni, sostanzialmente, soddisfano il bisogno di ostentare potere e superiorità.

Esiste una tendenza all’insaziabilità connaturata alla natura umana che il sistema capitalistico ha, semplicemente, amplificato attraverso lo strumento della pubblicità che, senza farsi troppi scrupoli, ci suggerisce che le nostre vite sarebbero squallide e mediocri se non consumiamo di più. E’ in tale contesto che si da fondamento  a quanti pensano che la pubblicità sia uno strumento di “produzione organizzata d’insoddisfazione“.

Remo Cinelli

Il richiamo dell’orso

20140111 Orso Marsicanodi Ciro Castellucci

Recensione a cura di Giovanni Gasparri
Il romanzo racconta la storia di Vincent, un giovane naturalista italo-canadese di successo che torna nella sua terra natia, scoprendola molto diversa e più interessante di quanto si aspettasse. Si imbatte in un diario smarrito da uno misterioso personaggio su un treno e che scoprirà poi contenere preziose ed uniche descrizioni dell’Orso Marsicano, delle sue abitudini e dei suoi segreti spazi vitali.
Grazie alla sua brillante formazione si rende immediatamente conto del valore del manoscritto, e, sorpreso, decide di mettersi sulle tracce dell’orso.
Così facendo trascorrerà dei mesi girovagando ed appostandosi sui Monti Ernici, Le  Mainarde e le montagne di Sora, ed avrà la possibilità di vedere paesaggi mozzafiato, imbattersi in specie botaniche rarissime ed esemplari di fauna autoctona in via di estinzione. In questa sua ricerca trova anche, inaspettatamente, l’amore.
Il testo, gradevole e scorrevole, è ricco di rimandi e citazioni di personaggi illustri, poeti e pittori che hanno testimoniato nella storia la grandezza e le peculiarità  di questa terra. Questi riferimenti sono brevi e graditi perché non appesantiscono il testo e stimolano la curiosità del lettore, offrendo spunti per l’approfondimento.
L’intreccio è molto semplice e lineare e una diversa evoluzione della storia d’amore avrebbe reso il testo più intrigante. Tuttavia l’importanza dell’epilogo giustifica la scelta dell’autore di dare meno importanza alle divagazioni amorose.
Il testo pone l’accento sul fatto che l’Orso Marsicano si sta estinguendo sotto i nostri occhi distratti e di fronte alla nostra insensibilità e mancanza di volontà per porvi rimedio. L’orso è solo un esempio delle tante cose che stiamo deturpando, inquinando, uccidendo.
Il richiamo dell’orso, quindi, assume proprio i connotati di un richiamo al lettore, perché diventi parte attiva nella salvaguardia dell’ambiente e della biodiversità.
L’autore utilizza in maniera innovativa il linguaggio onirico di un romanzo con lo scopo ultimo di  trasformare i lettori in custodi della biodiversità, facendo loro riscoprire da dove veniamo, quali cose straordinarie abbiamo ereditato e sottolineando l’importanza di dover passare integro il testimone alle generazioni future.
Devo ammettere che fa un certo effetto arrivare all’ultima pagina del libro proprio mentre sto sorvolando in aereo l’oceano atlantico diretto verso il Canada. La storia di Vincent, infatti, è una storia che conosco bene perché è la storia di tutti gli emigranti, che dopo aver trovato il successo non desiderano altro che riscoprire la propria terra, cosa la rende indimenticabile e diversa dal resto del mondo. E sono proprio quelle cose meravigliose, di cui l’Orso Marsicano ne è solo una testimonianza, che né noi, né le istituzioni sono maledettamente in grado di apprezzare e salvaguardare. È attraverso gli occhi di un forestiero che queste cose si riscoprono.
Un libro assolutamente consigliato a tutti, nella speranza che il richiamo funzioni davvero per risvegliare le coscienze.

“DONDE IL PONTE?” Un laboratorio didattico come impegno civile

20130904Dondeil PonteIl laboratorio di Educazione Ambientale realizzato dagli alunni della Scuola Angelicum e di cui uscirà tra poco la 15° pubblicazione, è un laboratorio che oltre ad avere una notevole valenza didattica è un serio impegno civile perché guida gli alunni al rispetto dell’ambiente.

L’ultimo libro pubblicato dagli alunni, con il contributo dell’Amministrazione Comunale, è “ DONDE IL PONTE?” che si avvale di originali composizioni linguistiche e grafiche ed ha ricevuto il primo premio per la didattica al concorso letterario di Riolo Terme (RA).

Molti dei ponti osservati nei minimi particolari dagli alunni sono quelli sul percorso del torrente Amaseno a Monte San Giovanni Campano .

Nel laboratorio il ponte è stato l’elemento che ha permesso ad ogni alunno di esprimersi creativamente e di stabilire un intenso rapporto con il territorio al fine di tutelarne e valorizzarne  estetica, potenzialità e risorse.

Proprio come intende fare l’Associazione Culturale “ LAMASENA” che con riguardo ci ha invitati a presentare  il libro alla “FESTA DELL’IMPEGNO CIVILE” che si terrà nei giorni 6/7/8 settembre 2013 , nella frazione La Lucca di Monte San Giovanni Campano.

E’ bene sottolineare che è doveroso nel contesto scolastico , fin dall’infanzia, formare cittadini capaci di stabilire “ponti” tra sé e l’ambiente per ricreare le giuste armonie necessarie alla vita.

Le insegnanti del laboratorio di Educazione Ambientale