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Rally di Roma capitale sulle strade degli Ernici. No al frastuono e allo smog nelle aree di pregio

I Circoli Legambiente “Il Cigno” di Frosinone, “Lamasena” (Boville Ernica, Collepardo, M.S. Giovanni Campano, Strangolagalli e Veroli), e di Anagni, nell’apprendere la notizia del transito sulle strade dei Monti Ernici del Rally di Roma Capitale il prossimo 25 luglio 2021, esprimono la loro ferma condanna verso una scelta insensata, dannosa per l’ambiente e profondamente diseducativa.

Luoghi intrisi di bellezza e deputati alla meditazione, al silenzio e alla contemplazione del mondo naturale non meritano di subire l’insulto derivante dal transito di un corteo di almeno un centinaio di automobili rombanti e inquinanti su strade palesemente inadeguate e non sicure. Il disturbo arrecato alle persone, peraltro, si accompagna a quello subito dalla fauna locale, che non può sopportare il frastuono prolungato dei motori senza conseguenze dannose. Per chi come noi non desiste dal richiedere con forza la creazione del Parco dei Monti Ernici allo scopo di tutelare montagne dall’inestimabile valore naturalistico e paesaggistico, è intollerabile dover subire la collocazione in luoghi di tale pregio – con una decisione evidentemente calata dall’alto ma tollerata dagli Enti locali, Comune di Collepardo in primis – di un evento che simboleggia una vera e propria aggressione alla pace e all’armonia che solo la natura incontaminata o luoghi magici come la Certosa di Trisulti sanno offrire.

Mentre la salvaguardia del pianeta dal collasso ecologico richiede la rinuncia generalizzata a pratiche inutilmente dissipatrici di energia e l’abbandono di “sport” ormai anacronistici, ci si ostina con l’organizzare manifestazioni che si pongono in netto contrasto con la crescente sensibilità verso il rispetto dell’ambiente, per giunta in luoghi che non potrebbero essere più inappropriati.

Siamo certi di interpretare con la nostra opposizione a questa decisione il sentimento di vasti strati della popolazione ciociara e dei tantissimi amanti della natura dei Monti Ernici. Ci auguriamo vivamente di non dover più assistere in futuro a questo tipo di manifestazioni irrispettose dei nostri luoghi del cuore.

SERR 2017

Mentre in Italia si diffondono nuove forme di valorizzazione territoriale che mettono in risalto la cultura, i beni naturalistici , la storia e l’archeologia dei luoghi c’è da sottolineare la controtendenza di Monte San Giovanni Campano che con fare di imperdonabile superficialità perde l’ennesimo appuntamento con lo svilluppo sostenibile del territorio.

Il territorio Comunale montano pur essendo caratterizzato da luoghi di bellezza naturalistica, da testimonianze archeologiche , da una biodiversità impareggiabile si trova in una situazione di abbandono e di degrado che sono inenarrabili che inficiano qualsiasi lodevole  iniziativa di valorizzazione.

Le Associazioni di Protezione Ambientale Fare Verde, Lamasena Circolo di Legambiente, l’ANC Nucleo di Monte San Giovanni Campano e Civilmonte Associazione di Protezione Civile hanno capito lo stato in cui versa il territorio e il giorno 6 Maggio 2017 nell’ambito della SERR 2017 Let’s Clean Up Europe – Dove passano i nuovi barbari – hanno deciso di iniziare a ripulire dai rifiuti quella terra di nessuno per sensibilizzare la popolazione ad una maggiore considerazione dei beni paesaggistici, storici, archeologici e naturalistici presenti da ottenere anche  mediante un virtuoso ciclo dei rifiuti

Purtroppo e senza alcun dubbio le Associazioni Monticiane si sono trovate al cospetto di una situazione di bruttura che al momento supera la bellezza del Confine Storico tra lo Stato Pontificio e il Regno delle Due Sicilie; il degrado ambientale vince il paragone con l’attrazione del percorso immerso nella Natura che conduce nel sito Archeologico di Pozzo Faito dove è presente la famosa epigrafe scolpita sulla roccia e perfino le sorgenti che caratterizzano quei luoghi e che hanno dato nome alle località antropizzate vengono eclissate da tutti quei rifiuti presenti   che l’uomo scientemente è riuscito ad abbandonare.

Alle Associazioni di Protezione Ambientale non resta altro che denunciare la grave situazione presente lungo la SP 221 all’altezza del Km 8.500 in quanto  non può essere ignorata una discarica imponente ove sono presenti rifiuti speciali pericolosi, ingombranti, pneumatici, materiale di risulta edile, RAEE e tutto quello che lo scibile umano riesce ad immaginare. La Provincia di Frosinone non può far finta di nulla visto che ci sono leggi ben precise che impongono la bonifica dei luoghi come del resto non è neppure possibile lasciare una marea di rifiuti in quell’area sottoposta a vincolo paesaggistico e idrogeologico.

Durante la giornata ecologica del 6 Maggio 2017 i volontari delle Associazioni Monticiane hanno avuto la collaborazione dell’Ufficio Tecnico Manutentivo del Comune di Monte San Giovanni Campano e della Società Sangalli che cura l’igiene urbana ma purtroppo l’impegno dei tanti volontari accorsi è riuscito a pulire in icto oculi circa il 5% di quanto è presente.

Sono stati raccolti quaranta bustoni di rifiuti indifferenziati strappati letteralmente dalla vegetazione. Recuperati dal dirupo pneumatici di camion,di auto, di biciclette ed è stata isolata una grande quantità di eternit. Sono stateaccantonate le guaine usate in edilizia, sono stati raccolti diversi televisori, frigoriferi, congelatori recuperati dal dirupo con le corde d’acciaio e constatata la presenza di tanti topi.

In buona sostanza quella che doveva essere una giornata ecologica come le tante altre fatte sul territorio si è trasformato in un intervento pericoloso per tutti ii volontari che hanno partecipato.

In quell’angolo remoto del Comune di Monte San Giovanni Campano la Natura ha perso contro il degrado: non si percepiscono più gli odori delle erbe aromatiche e delle ginestre che sono sovrastati dal puzzo orribile dei rifiuti.

Per tutti questi motivi le Associazioni Monticiane , nell’interesse collettivo, con un’azione congiunta chiederanno alla Provincia di Frosinone, alla Regione Lazio e al Comune di Monte San Giovanni Campano la caratterizzazione e la bonifica di questa nuova discarica anche perché per ironia della sorte a meno di 500 metri è presente la discarica di rifiuti interrati di Montecastellone nell’apoteosi della profanazione del nostro patrimonio paesaggistico, idrogeologico, storico e archeologico che rappresentano un valore inestimabile per l’identità dell’intera popolazione

Relazione sul convegno: A come Amianto … A come Asbestosi

2-amiantoLo scorso 1 luglio, presso la Sala Conferenze dell’Abbazia di Casamari, con nutrita partecipazione ed importante presenza dei vertici provinciali delle forze dell’Ordine, si è svolto il convegno organizzato dal circolo Legambiente Lamasena dal titolo “A come amianto…A come asbestosi”.

Con questo evento ci si è posti l’obiettivo di tracciare lo stato dell’arte sul problema amianto per quanto riguarda la prevenzione sanitaria, la tutela della salute, lo stato delle bonifiche e dello smaltimento, l’informazione, il monitoraggio ed il controllo.

Il Presidente del circolo, Ing. Remo Cinelli, ha introdotto i lavori ricordando l’incredibile numero di morti a causa dell’esposizione a questo minerale e le enormi quantità ancora presenti sul nostro territorio. Ha quindi presentato i relatori spiegando che sarebbe stata illustrata l’attività della regione sul fronte normativo, del servizio sanitario e dell’Asl sul piano della prevenzione e dell’assistenza ai malati, dell’Arma dei Carabinieri in materia di prevenzione dei reati connessi alla gestione dei rifiuti e delle associazioni Legambiente e LILT in materia di comunicazione ai cittadini.

L’onorevole Cristiana Avenali, promotrice della legge 93 del 2013 sul tema, ha innanzitutto evidenziato come sia urgente e necessario approvare una legge regionale sull’amianto, che manca da 24 anni e cioè da quando la legge nazionale stabilì che le regioni sarebbero dovute intervenire e legiferare. La proposta di legge in discussione affronta il tema in modo sinergico e completo: prevede infatti completamento della mappatura e della bonifica, sorveglianza e prevenzione sanitaria per esposti, ex esposti e potenzialmente esposti, norme per lo smaltimento di piccole quantità sotto l’egida comunale ed un piano regionale per le opere complesse, formazione ed informazione per Asl, operatori ed imprese e sportelli amianto per i cittadini.

Il Dott. Fulvio Cavariani, Direttore del Centro Riferimento Amianto della Regione Lazio, ha discusso ed analizzato i primi dati sul censimento della presenza di amianto nella regione, condotto in una prima fase mediante l’invio di un questionario relativo agli edifici pubblici o aperti al pubblico ed in una seconda fase con l’utilizzo delle tecniche di rilevamento aerofotografico o satellitare, in considerazione del fatto che circa l’80-90% dell’amianto è contenuto nelle coperture in cosiddetto cemento/amianto. Nella sola provincia di Frosinone sono stati quindi individuati 76 edifici con presenza di amianto per un totale di oltre 150 tonnellate di materiale compatto e di circa una tonnellata di materiale friabile. Relativamente agli edifici scolastici, nella nostra provincia ne sono stati individuati 3 con presenza di amianto, fortunatamente in aree generalmente non accessibili agli studenti. Con la seconda fase del censimento si è arrivati finora a coprire, essenzialmente per mancanza di fondi, solo il 12% del territorio regionale: nella provincia di Frosinone sono stati analizzati 175 chilometri quadri, con individuazione di 540 coperture in cemento/amianto per un totale di circa 400.000 metri quadrati. Nell’intera regione sono stati individuate circa 80.000 tonnellate di coperture: se si estende questo valore, relativo al solo 12% del territorio, all’intera regione si ottiene un valore di circa 700.000 tonnellate. Considerando poi che la presenza di amianto nelle coperture rappresenta circa l’80-90% del totale si può stimare una presenza di amianto nella nostra regione pari a 1 milione di tonnellate. Nel periodo 2004-2015, per quanto riguarda le attività di bonifica, sono state rimosse mediamente 12.500 tonnellate di amianto/anno nell’intera regione: se questo valore non verrà considerevolmente aumentato, per la completa bonifica occorreranno circa 80 anni.

La dott.ssa Elisa Romeo, del Dipartimento di Epidemiologia della ASL Roma 1, ha reso noti i dati del Centro Operativo Regionale del Lazio sui tumori professionali con particolare riferimento ai mesoteliomi maligni: dal 2001 al 2015 nella nostra regione sono stati segnalati ben 1.122 casi di cui la maggior parte in uomini di età superiore ai 65 anni. Di questi, 63 (pari al 5,6%) sono stati registrati in pazienti residenti nella ASL Frosinone. Più nel dettaglio, è stato illustrato che i comuni di residenza maggiormente interessati sono stati Frosinone con 8 casi, Cassino con 7, Ferentino con 5, Castrocielo, Ceccano e Piedimonte San Germano con 3. Particolare riguardo è riservato ai lavoratori della ditta Cemamit, che operò a Ferentino dal 1965 al 1984 nella produzione di manufatti in cemento/amianto: in una coorte di 141 lavoratori sono stati posti sotto osservazione 29 soggetti ed individuati 21 casi di tumori maligni ricollegabili all’esposizione all’amianto. Il dato sconfortante è che, considerato il tempo di latenza di circa 40 anni, il picco delle manifestazioni non è ancora stato raggiunto.

La dott.ssa Rosa Ferri, responsabile del progetto amianto della Asl di Frosinone, ha illustrato l’impegno dell’Azienda sanitaria per la tutela dei lavoratori e dei cittadini. Sempre con riferimento alla coorte dei 141 lavoratori della Cemamit, la Asl di Frosinone ha attualmente in cura 6 casi di mesoteliomi mentre altri 60 ex dipendenti della ditta sono deceduti. L’attività si concentra essenzialmente su quattro direttrici: ascolto e counseling del cittadino per una corretta comunicazione e gestione del rischio, informazioni al cittadino per le corrette modalità di bonifica, informazione alle aziende e produzione di materiale informativo per cittadini ed aziende. La Asl, inoltre, offre supporto agli Enti in materia di attività di microraccolta, di valutazione dello stato di conservazione dei manufatti in cemento/amianto e per le attività di analisi chimiche, rese gratuitamente se richieste da amministrazioni comunali. Interessante è stata l’illustrazione del caso di studio di Ferentino sulle attività di microbonifica.

Il Dott. Norberto Venturi, Presidente della Lega Italiana Lotta ai Tumori di Frosinone, si è soffermato sulle conseguenze per la salute nei soggetti esposti ad amianto: asbestosi, mesotelioma pleurico – peritoneale, cancro ai polmoni, neoplasie gastrointestinali e della laringe. L’asbestosi consiste in un processo degenerativo polmonare con formazione di cicatrici fibrose che provocano insufficienza respiratoria con scarse possibilità di terapia ed è diffusa tra lavoratori con esposizione medio – alta alla sostanza (tra i 10 ed i 15 anni); il mesotelioma pleurico-peritoneale è causato da esposizioni anche relativamente limitate con scarse possibilità di cura e con tempi di manifestazione piuttosto lunghi che vanno da  25 a 40 anni; il cancro ai polmoni, invece, è dovuto ad una serie di concause che si sommano all’esposizione all’amianto come il fumo di sigaretta e l’inalazione di particelle sottili (PM10 e PM2.5). Ha poi reso noto che il Ministero della Salute ha valutato in circa 1.000 i morti ogni anno per causa connesse all’esposizione all’amianto. Il dato importante è che non è stata ancora definita una soglia minima di esposizione al di sotto della quale può essere considerato basso il rischio di contrarre malattie e che l’attività di ricerca medica è concentrata sullo studio di nuovi biomarcatori in grado di segnalare in tempi molto precoci l’attivazione dei meccanismi in assenza di sintomatologie o segni clinici.

Il Capitano Marco Cavallo, comandante del Nucleo operativo dell’Arma dei Carabinieri di Roma, ha descritto l’attività della sezione specialistica da lui diretta con particolare riferimento ai reati commessi nella gestione dei rifiuti. Ha evidenziato che detenere manufatti in cemento/amianto non costituisce reato e che i problemi insorgono allorquando si decida di disfarsi degli stessi: in quel momento il prodotto diviene infatti un rifiuto e la sua rimozione e gestione va affidata a ditte specializzate iscritte in apposite sezioni dell’Albo nazionale dei gestori ambientali i cui riferimenti è possibile reperire sul sito www.albogestori.it

Infine il Dott. Giorgio Zampetti, responsabile scientifico nazionale di Legambiente, si è soffermato sulla necessità di procedere speditamente all’approvazione della legge regionale illustrata dalla consigliera Avenali e nel contempo redigere un dettagliato e praticabile piano di realizzazione di impianti di smaltimento o di inertizzazione dei rifiuti prodotti nelle operazioni di bonifica: senza queste infrastrutture, infatti, le attività di bonifica non potranno avere quello slancio necessario per procedere alla rimozione delle enormi quantità presenti nella nostra regione e nella provincia di Frosinone. Fino ad oggi i materiali rimossi sono spesso stati spesso inviati all’estero, segnatamente in Germania ed Austria, ma la capacità di ricezione degli impianti di questi due Stati sono al limite e non sarà possibile per loro accogliere nel prossimo futuro ulteriori quantità. Ha illustrato poi le campagne di comunicazione annuale che l’associazione svolge sul tema, con la produzione di materiali informativi scaricabili dal sito www.legambiente.it

Ringraziamenti

I  soci dell’associazione Lamasena di Legambiente  ringraziano la congregazione cistercense dell’abbazia di Casamari che ha gentilmente offerto la sala conferenze per lo svolgimento dell’evento.

A fine convegno è stato offerto ai presenti un buffet aperitivo molto singolare, pensato per proporre agli ospiti e ai relatori i sapori semplici della tradizione ciociara basati sul buon vino, sul pane appena sfornato e sull’olio extra vergine.

Per realizzare tale proposta,  il circolo si è avvalso della disponibilità di aziende che hanno voluto rappresentare il loro amore per i  prodotti di altissima qualità enogastronomica. Qualità che  si manifesta con la loro costante ricerca dell’eccellenza nella produzione come nella trasformazione dei prodotti culinari.

Il ristorante “La Pineta” ha offerto pane e tartine di uova di quaglia9-PINETA provenienti dall’azienda agricola Gallolarino. Panetti di grano antico, macinato a Pietra, della qualità Senatore Cappelli e panetti di mais dai sapori unici  declinati dalla sapiente  re-interpretazione della più raffinata tradizione ciociara.

5-CIERAL’azienda cooperativa La Ciera dei Colli ha offerto l’olio extra vergine della omonima qualità olivicola con cui  è stato condito il pane che un tempo rappresentava l’usuale spuntino dei  contadini i quali arricchivano il tutto con una spolverata di zucchero per realizzare la gustosa merenda: pane zucchero ed olio.

L’azienda Res Ciociaria ha offerto i vini rossi e bianchi prodotti da 13-sponsorvitigni  autoctoni delle campagne Ripane, sapientemente ottenuti da  mescolanze di uve che conferiscono ai vini fragranze  eccellenti tutte da gustare.   A tali aziende va la più sentita gratitudine da parte di tutta l’associazione Lamasena.

Riccardo Viselli

A come Amianto … A come Asbestosi

Locandina definitiva revisedIl 1° luglio, dalle ore 17.00,  presso la sala conferenze dell’Abbazia di Casamari  di Veroli (FR) si svolgerà un convegno dal titolo “A Come Amianto … A come Asbestosi”.

L’inquinamento da Amianto provoca più di 5.000 decessi l’anno  in Italia e più di 100.000 nel mondo, esso   è anche considerato uno dei maggiori responsabili delle morti sul lavoro e, tuttavia, non è percepita la sua pericolosità per fattori che riguardano – con molta probabilità –  il periodo di latenza delle malattie asbesto correlate che può arrivare ad oltre 40 anni dalla prima esposizione alle sue fibre aerodisperse.

Di fronte a tale grave problema non si può rimanere indifferenti. Quindi, la prima azione necessaria è quella di  focalizzare la giusta attenzione  sui vari aspetti del problema che riguardano:  i rischi sanitari connessi all’esposizione alle fibre di amianto, la prevenzione medica, le cure possibili, lo smaltimento e bonifica dei siti inquinati, gli strumenti legislativi, i reati connessi allo smaltimento illecito,  il problema del giusto riconoscimento dei risarcimenti per le malattie asbesto correlate,  ecc.

Per dare le risposte alle  tante  domande che i cittadini si pongono sul tema, il circolo LAMASENA di Legambiente ha organizzato un convegno pubblico  invitando interlocutori qualificati  che possono ben rappresentare i problemi che riguardano il più insidioso inquinante dei nostri tempi.

Alla conferenza parteciperanno tra i relatori, l’on. Mauro  Buschini  – assessore all’ambiente della regione Lazio, l’on. Cristiana Avenali – promotrice della legge regionale sulla prevenzione e il risanamento dell’ambiente dall’amianto, il Cap. Marco Cavallo – comandante del CC NOE di Roma, il dott. Francesco Forastiere – direttore dell’unità operativa complessa del dipartimento epidemiologia del Serv . Sanitario del Lazio,  il dott. Fulvio Cavariani – direttore UOC regionale amianto,  la dott.ssa Rosa Ferri – coordinatrice del “Progetto Amianto”  della  ASL  di Frosinone,  il dott. Giorgio Zampetti – responsabile scientifico nazionale di Legambiente, il dott. Norberto Venturi – presidente LILT di Frosinone.

Il convegno sarà l’occasione per  fare il punto sulla situazione epidemiologica  delle malattie asbesto correlate nel basso Lazio  che, seppur non interessato da insediamenti industriali fortemente inquinanti ben più noti come quelli della Fibronit di Broni o la Isochimica di Avellino,  presenta un’incidenza elevata delle malattie a carico dell’apparato respiratorio (in primis asbestosi  e mesotelioma della pleura).

I nodi da sciogliere sul problema amianto sono ancora tanti e di difficile definizione. La soluzione potrà arrivare  attraverso il concorso e le energie migliori provenienti dalle istituzioni, dalle associazioni e dai cittadini solo se sapranno mettere insieme le competenze e le risorse per il risanamento del nostro ambiente

Dibattito sull’inquinamento ambientale presso il liceo di Veroli

GSulpicioIl 22 maggio 2015, l’associazione Lamasena è stata invitata,  dai docenti del Liceo G. Sulpicio di Veroli,  per illustrare le principali tematiche sull’inquinamento nella provincia di Frosinone.

L’opportunità ha permesso di raccogliere le esperienze e conoscenze acquisite in questi anni e, quindi, condividerle con gli studenti del Liceo che presentavano, nell’occasione, i risultati del loro progetto sull’inquinamento della Terra.

Il dibattito è partito dall’illustrazione del quadro generale sulle criticità ambientali  con riferimento a quanto sta avvenendo sul cogente tema dell’immigrazione.  Gli ingressi di migliaia di profughi che premono alle nostre frontiere nasce dal disperato bisogno di allontanarsi dalle loro terre colpite da guerre e desertificazione. Al di là degli luoghi comuni e delle strumentalizzazioni, il fenomeno ha le sembianze di una vera migrazione biblica. Tali migranti possono essere definiti, senza troppi margini d’errore, profughi ambientali che fuggono da terre divenute inospitali in cui, proprio per tale ragione, sono oggetto di contese territoriali per l’accaparramento dell’acqua e delle poche aree ancora fertili.

Ciò che sta accadendo oggi sull’ecosistema della terra fu predetto dagli scienziati del club di Roma nel 1972. Quegli studiosi misero insieme le loro simulazioni sul clima ed ipotizzarono cosa sarebbe successo alla nostra biosfera se avessimo continuato ad immettere CO2 nell’ambiente o incrementato la nostra impronta ecologica. In quegli anni ci fu la prima grande crisi petrolifera e si cominciò a riflettere seriamente sui limiti dello sviluppo, ossia, essi osservarono che il modello economico basato sulla crescita infinita era intrinsecamente sbagliato ed asserirono una ovvietà che gli uomini non comprendono appieno, ossia non si può crescere in modo infinito in un mondo finito.

L’allora presidente Jimmy Carter prese molto in considerazione il lavoro svolto dal club di Roma e cominciò ad adottare misure legislative per salvaguardare l’ambiente. Fu lui che installo le prime celle fotovoltaiche sul tetto del Casa Bianca.

Quelle raccomandazioni, purtroppo, sono state riposte nel cassetto per 40 anni dai successivi presidenti ed oggi ci troviamo ad un passo dal punto di non ritorno. I livelli di CO2 nell’atmosfera stanno innescando fenomeni  irreversibili  legati al riscaldamento globale.

Gli scienziati stimano che l’equilibrio climatico è di 350 ppm  (parti per milione) di CO2 nell’atmosfera. Dall’ultima rilevazione di marzo 2015, il livello di CO2 è arrivato a 400 ppm e, nonostante ciò, non ci sono segnali da parte degli stati per invertire la rotta di collisione in cui stiamo conducendo il nostro pianeta.

Sull’inquinamento in Ciociaria si hanno due criticità importanti. La prima riguarda il primato negativo sul livello di PM10 presente a Frosinone. Nel 2014 la nostra città capoluogo si è rivelata la città più inquinata d’Italia con 57 giorni di superamento del limite di 50 µg di PM10 per metro cubo.

L’altra criticità ambientale è l’inquinamento della Valle del Sacco. Tale problema è dovuto a una stratificazione di inquinanti che indusse le autorità sanitarie a classificare, nel 2005, la valle come   SIN (Sito d’Interesse Nazionale). Tale classificazione avrebbe garantito adeguati finanziamenti per la bonifica se non fosse intervenuto, nel 2013, l’ex ministro Corrado Clini che, per ragioni legate a tagli sulla finanza pubblica, ha declassato la valle nonostante essa resti un’area ad alta criticità privandola – quindi – di quelle risorse finanziare necessarie per la sua bonifica.

Il principale inquinante della valle è la molecola denominata betaesaclorocicloesano o BETA-HCH. La molecola è un residuo tossico nella preparazione dei diserbanti prodotti per anni dalle industrie chimiche del distretto industriale di Colleferro.

L’effetto della molecola Beta-Hch sul corpo umano è molteplice. Sicuramente interferisce nelle funzioni di neurotrasmissione ed attacca il sistema nervoso, il fegato e i reni. Purtroppo, circa il 50% della popolazione che abita in adiacenza al fiume è stata contaminata dalla molecola.

Il problema dell’inquinamento della valle esplose, nella sua deflagrazione mediatica, il 19 luglio 2005, data in cui le cronache riportano la notizie di 25 mucche morte dopo essersi abbeverate nel rio Mola Santa Maria, un affluente del fiume Sacco. Da quella fatidica data, iniziarono febbrili campionamenti delle acque e dei terreni che portarono alla scoperta della contaminazione di tutta la catena alimentare da parte del Beta-HCH.

A scopo precauzionale, furono abbattuti circa 7000 capi di bestiame. Tale decisione, al di là della sua dubbia validità in termini di profilassi sanitaria, si è rivelata un boomerang economico per tutte le aziende agricole dell’intera valle del Sacco.

La giornata di dibattito ha fatto prendere coscienza del dramma dell’inquinamento che viviamo. Alcuni dati, riportati nel convegno, ne certificano la cifra: l’acciaieria ILVA di Taranto, dal 2005 al 2010, ha causato la morte di circa 90 persone l’anno; a Brescia è in atto un aumento del 20% dei tumori infantili (da 0 a 14 anni) rispetto agli anni cinquanta per la presenza di diossina e PCB nel sangue; a Casal Monferrato si muore per Mesotelioma Pleurico con l’inalazione di fibre di amianto. Complessivamente, tale tumore provoca 4000 morti l’anno in tutta Italia.

Solo in lontananza, si intravede qualche flebile segnale di speranza rispetto allo scenario descritto. Tra questi si annovera l’approvazione della nuova legge degli ecoreati, votata in senato il 19 maggio scorso. Una legge attesa da 21 anni e sollecitata da associazioni e cittadini. Una vittoria storica che permetterà di far condannare chi attenta alla vita delle persone con l’abbandono di rifiuti tossici nelle acque e nei terreni. E’ questo un lieto  evento che ricade nei giorni del 35° compleanno di Legambiente che, in tutti questi anni, è stata sempre in prima linea nel chiedere norme a difesa dell’ambiente

Remo Cinelli

20150522-VEROLI

Noi siamo ciò che mangiamo

L’era geologica in cui viviamo è denominata Età del Silicio, anche se la novità piu’ grande che distingue la nostra civiltà da quella dell’Età del Ferro è probabilmente la plastica e non il silicio. Questo perchè mentre il silicio è un elemento chimico presente in natura, le materie plastiche invece sono state interamente sintetizzare dall’uomo attraverso un processo evolutivo che è iniziato nel 1855 con la sintesi del rayon.

L’invenzione della plastica ha indubbiamente rivoluzionato positivamente le abitudini dell’Umanità, introducendo però anche alcune problematiche per la salute.

Ad esempio il Bisfenolo A, conosciuto anche come BPA, è un composto utilizato per sintetizzare alcune materie plastiche, come ad esempio il poliestere, il pvc, le resine epossidiche ed il policarbonato, e sembrerebbe essere coinvolto in numerose patologie della sfera sessuale di bambini ed adulti.

Il policarbonato, di cui il BPA è un componente chiave, è utilizzato per la produzione di tantissimi prodotti, tra i quali giocattoli per bambini, bottiglie, dispositivi medicali, lattine alimentari e tutti quei prodotti plastici in cui sono richieste qualità come trasparenza, durezza e resistenza.

Sono stati pubblicati più di cento studi sulle interazioni del BPA con il sistema endocrino ed alcuni, a partire dal 2008, avrebbero dimostrato la sua tossicità, gli effetti cancerogeni e neurotossici, incluso l’aumento del rischio di obesità. Alcune aziende hanno già eliminato il BPA dai biberon e dai giocattoli per bambini, tuttavia il monomero è largamente impiegato su scala industriale, tanto che è presente praticamente ovunque, anche negli shampoo.

Diversi studi avrebbero evidenziato che esponendo gatti e topi anche a bassi dosaggi di bpa si sarebbero riscontrati effetti come:

  • cambiamenti permanenti nei genitali;
  • cambiamenti nel tessuto mammario che predispongono le cellule all’azione degli ormoni e sostanze cancerogene;
  • effetti avversi sulla riproduzione e cancerogeni a lungo termine;
  • incremento del peso della prostata del 30%;
  • perdita di peso, riduzione dell a distanza ano-genitale in entrambi i sessi, segni di pubertà precoce;
  • diminuzione del testosterone nei testicoli;
  • cellule del seno predisposte al cancro;
  • cellule della prostata più sensibili agli ormoni e cancro;
  • diminuzione dei comportamenti materni;
  • inversione delle normali differenze sessuali nella struttura del cervello e comportamento (tendenza all’omosessualità);
  • disturbi nello sviluppo ovarico;
  • effetti avversi neurologici.

La cosa che dovrebbe farci riflettere è che il Bisfenolo A è in grado di attraversare il rivestimento in plastica di prodotti alimentari in scatola, specialmente se trattati con alte temperature o con sostanze acide (come l’acido citrico delle bevande gassate), è contaminare i cibi.

Secondo delle ricerche il 93% della popolazione mondiale avrebbe tracce di BPA nelle urine. Inoltre bere da bottiglie di policarbonato aumenterebbe del 66% i livelli di BPA nelle urine.

Le associazioni di consumatori raccomandano alle persone che vogliono ridurre l’esposizione al BPA di evitare gli alimenti in scatole di plastica o policarbonato. Invece il National Toxicology Panel raccomanda anche di evitare di mettere contenitori di plastica nei forni a microonde o di lavarli nelle lavastoviglie o utilizzando detergenti aggressivi.

Aveva ragione il filosofo hegeliano Feuerbach quando affermava che l’uomo è ciò che mangia.

Facciamo attenzione a cosa compriamo, a cosa mangiamo e ricordiamo sempre che quando gettiamo via rifiuti di plastica nell’ambiente in qualche modo tornano sul nostro piatto.

Ci torneranno prima o poi, anche se prima di farlo finiscono magari sull’isola di plastica nel Pacifico (leggi articolo di approfondimento dal titolo “Un’isola tra le onde”) e poi nello stomaco di qualche sventurato tonno (leggi articolo di approfondimento dal titolo “Tonno, olio e cesio radioattivo. Cosa c’`e di vero”) ripescato ed inscatolato.

PENSIAMO GLOBALMENTE,
AGIAMO LOCALMENTE!

Autore: Giovanni Gasparri (Linkedin | Facebook)
Data di Pubblicazione  1 Settembre 2014
Ultima Revisione: 1 Settembre 2014

Prima di stampare questa pagina considera l’impatto che avrà sull’ambiente