Berberis vulgaris L. – Crespino comune

Foto: da “Flora informatizzata del Lazio” di F. Culicelli per gentile concessione di Bruno Petriglia.

DESCRIZIONE:
Pianta arbustiva decidua e legnosa di forma biologica nano-fanerofita. L’etimologia del nome specifico “vulgaris” deriva dal latino e significa “comune, ordinario”. Assume portamento cespuglioso o di piccolo albero, la chioma è densa con rami spinosi e il tronco può raggiungere i 3 metri di altezza. È specie autoctona in Italia, comune che cresce nelle zone pedemontane e montane, ai margini dei boschi, eliofila e termofila predilige i terreni ben drenati aridi e rocciosi, non teme il freddo e sopporta temperature minime molto rigide.

Il tronco è sottile e glabro, giallo-marrone striato longitudinalmente con un apparato radicale rizomatoso e legnoso di colore giallo molto resistente.
La corteccia è giallo-marrone liscia e striata longitudinalmente all’inizio, poi con l’età tende alla colorazione marrone-grigiastra e a sfaldarsi;
I rami sono diritti e arcuati lisci striati longitudinalmente e spinosi, con spine a 3 denti.
Le foglie sono caduche, alterne brevemente picciolate glabre, lunghe 5-6 cm con una lamina ellittica, a margine dentato e spinoso e arrotondate all’apice, raggruppate in fascetti all’ascella delle spine, di colore verde lucido superiormente e inferiormente di colore verde opaco con nervature reticolate.
I fiori sono ermafroditi gialli, piccoli e sferici, riuniti in gruppi di 15-20 a formare infiorescenze composte racemose pendenti lunghe 10-15 cm dotate di peduncoli di colorazione verdastra, con corolla costituita da 6 petali e 6 sepali gialli simili ai petali tanto da far apparire il fiore doppio, ovario supero e uno stilo carnoso verdastro a con stigma a forma di disco, con stami biancastri e adesi alla superficie dei petali. L’impollinazione dei fiori è entomofila.
I frutti sono bacche ovoidali di 1 cm rosse lucide, carnose ed eduli raggruppate in infruttescenze a grappolo peduncolate. Le bacche sono provviste di 2-3 semi rugosi racchiusi in un involucro rigido brunastro e opaco. La fruttificazione avviene in estate e la permanenza dei frutti sulla pianta è di mesi. La disseminazione dei frutti è ornitocora, in parte anemofila e zoocora (mirmecoria).
UTILIZZI:
La pianta dato il suo aspetto ornamentale di rilievo (colori, fiori e bacche) viene utilizzata come arbusto per l’abbellimento di parchi e giardini nonché come pianta da siepe a scopo difensivo per via delle numerose spine che presenta.
I frutti sono commestibili, di sapore acidulo dato il contenuto di acido malico e ricchi di vitamina C, non vengono consumati freschi bensì secchi oppure vengono impiegati in cucina cotti per la preparazione di prelibate marmellate, confetture e sciroppi, nonché per guarnire piatti di carne o come aromatizzanti di bevande gassate a uso tradizionale nel Medio oriente (es. Iran) o per estrarre l’aceto come facevano gli abitanti del Trentino

In cucina i germogli freschi, dal sapore acidulo per via del contenuto di ossalato di potassio, si possono mangiare in insalata crudi oppure cotti;
La pianta in tutte le sue parti ad eccezione dei frutti, contiene alcaloidi molto attivi e tossici, in particolare la berberina, un alcaloide isochinolonico giallastro che in dosi medio-elevate può causare reazioni gastrointestinali come diarrea e costipazione, aumento della bilirubinemia e in altri casi effetti protrombotici o deplezione del sistema immunitario (Imenshahidi et al., 2016, Phytother. Res.);

Nella medicina popolare la pianta possiede diverse proprietà come antipertensiva, coleretica, astringente, antinfiammatoria, antibatterica, antireumatica, sedativa, diuretica, lassativa, colagoga.
Veniva utilizzato già ai tempi degli egizi per prevenire le pestilenze, uso per il quale data la sua azione antibiotica oggi dimostrata.

PREPARAZIONE SCIROPPO (dai frutti): dai frutti spremuti si ottiene un succo delizioso, si filtra e poi si aggiunge il doppio del suo peso di zucchero affinché non fermenti, si può preparare una ottima bevanda rinfrescante;

PREPARAZIONE CONFETTURA (dai frutti): dopo aver lavato 1 kg di frutti, si mettono in una pentola e si aggiunge acqua fino a metà copertura, e si fanno bollire, quando i frutti sono diventati di consistenza molle, si passano al passaverdure e si rimuovono i semini mantenendo la polpa, si dispone il passato cosi ottenuto sul fuoco lento e si aggiunge 1 kg di zucchero, si porta a ebollizione fino a gelatinizzazione del composto e si procede con l’invasamento.

TRATTAMENTI FITOSANITARI. I trattamenti biologici naturali contro i parassiti della pianta sono reperibili sulla pagina TRATTAMENTI FITOSANITARI 

A cura di
Dott.ssa Sara Leo
Biologa Nutrizionista

Attenzione: si declina ogni responsabilità sull’utilizzo a scopo curativo o alimentare delle applicazioni officinali e alimurgiche le quali sono indicate a mero scopo informativo.