DESCRIZIONE:
Quercia semi-sempreverde molto polimorfa, a portamento arboreo, è abbastanza longeva, ha chioma ampia e globosa e molto densa di colore verde cupo, formata da grosse branche che si dipartono presto dal tronco basso contorto e tozzo. Spesso domina le formazioni calcaree e rocciose è termofila e xerofila ed è ampiamente distribuita nelle zone interne e pedemontane dell’Italia, molto resistente all’aridità e agli incendi, capace di adattarsi anche a climi rigidi. Forma boschi puri o misti in consorzio con altre latifoglie, a fustaia o ceduo, colonizzando le pendici più calde e siccitose dove spesso assume il portamento cespuglioso che caratterizza gli ambienti poveri nel quale suole vivere.
La corteccia dapprima fessurata profondamente di colorazione grigio-scura, con gli anni diviene divisa in piccole scaglie poligonali e nerastre.
I rametti dell’anno sono grigi e molto pubescenti, in seguito perdono leggermente la pubescenza, diventano lucidi e restano grigiastri;
Le foglie sono alterne e semplici ovato-allungate e caduche tardivamente, superiormente pubescenti e verdi-grigiastre poi diventano coriacee e tendono a perdere la pubescenza anche la lamina inferiore perde la pubescenza e rimane di un verde più chiaro; con un breve picciolo tomentoso, con stipole grigiastre e pubescenti di breve durata (caduche). Le gemme sono grigiastre lunghe 8-12 mm, ovali-appuntite e pubescenti. La pianta mostra una tardiva filloptosi tant’è che in inverno permangono sulla pianta le foglie secche attaccate ai rami, a differenza di altre querce caratteristica che permette di riconoscerla.
I fiori sono monoici, i maschili sono riuniti in amenti penduli e cilindrici (4-6 cm) e pubescenti, con 6-10 stami con antere gialle, sono portati alla base del ramo dell’anno in crescita; i fiori femminili singoli o a gruppi di 2-4 sono sessili e brevemente peduncolati.
I frutti sono ghiande ovato-allungate che maturano nell’anno in autunno inoltrato (Ottobre), sono affusolate e di piccole dimensioni (2-3 cm) portate a gruppi di 3-4 su corti peduncoli pubescenti, di colorazione marrone scuro con striature evidenti più scure, la cupola ha squame appressate lanceolate e tomentose, che copre la metà della ghianda. La fioritura avviene in Aprile-Maggio.
Il seme è a pronta germinazione, la plantula è completamente bianca-rosata per la fitta pubescenza che la ricopre, le foglie sono sub-ellittiche e pubescenti, cosi come il fusticino.
Il legno è discolore con durame bruno-rossiccio e alburno più chiaro giallastro, è a porosità anulare, tale che i cerchi di accrescimento annuali sono evidenti.
L’apparato radicale è prettamente di tipo fittonante, ma produce anche robuste radici laterali che sono anche pollonanti.
UTILIZZI:
Il legno è molto duro, di difficile stagionatura e lavorazione, le cui fibre si spaccano facilmente e non sono diritte, pertanto non è lavorabile. Riesce ad essere utilizzato
data l’alta concentrazione di tannini nel settore navale, agricolo e ferroviario data la sua alta resistenza al marciume in presenza di acqua.
Essendo un legno che tende a spaccarsi, è apprezzato e utilizzato come legna da ardere e per la produzione di carbone infatti è un eccellente combustibile.
Per la sua frugalità e quale specie pioniera viene usata nei rimboschimenti delle pendici calcaree mediante semina diretta.
Le ghiande venivano consumate nella medicina popolare cotte, crude o tostate. Hanno un forte potere astringente per la presenza di tannini, antisettico e rallenta le emorragie (antiemorragico). La corteccia veniva utilizzata come rimedio per i disturbi gastrointestinali. Contiene principi attivi come tannini, flavonoidi (catechina e quercetina), sali minerali e composti organici volatili. La corteccia e i frutti vengono utilizzati attualmente in formulazioni di integratori per la regolarità del transito intestinale e per il benessere e trofismo delle mucose.
PREPARAZIONE DECOTTO (uso esterno): 60-80 g di corteccia/ghiande di roverella in 1 litro di acqua. Far bollire per 10 minuti a fuoco lento le parti rese in piccole dimensioni, filtrare e applicare localmente es. in forma di sciacqui e gargarismi per le affezioni della bocca e della gola (gengiviti, stomatiti, paradontosi, piorrea, faringiti) oppure per i geloni in forma di bagni alle braccia o ai piedi con il decotto per 3 volte al giorno, ha una potente azione antinfiammatoria e astringente.
TRATTAMENTI FITOSANITARI. I trattamenti biologici naturali contro i parassiti della pianta sono reperibili sulla pagina TRATTAMENTI FITOSANITARI
A cura di
Dott.ssa Sara Leo
Biologa Nutrizionista
Attenzione: si declina ogni responsabilità sull’utilizzo a scopo curativo o alimentare delle applicazioni officinali e alimurgiche le quali sono indicate a mero scopo informativo.