Sorbus domestica L.– Sorbo comune

 

Foto: da “Flora Informatizzata del Lazio” per gentile concessione di Bruno Petriglia

DESCRIZIONE:

Albero di media grandezza e caducifoglia, a chioma sub globosa ed espansa poco folta. Molto longevo può arrivare a 500-600 anni. Specie termofila e xerofila predilige climi caldi e terreni asciutti anche argillosi e poco elaborati, calcarei neutro-basici, con scarsa disponibilità di acqua, esposti in pieno sole. Vegeta a quote medio-basse. È specie indigena in Italia e in tutto l’areale mediterraneo dell’Europa meridionale fino all’Asia minore, molto diffusa crea tratti vegetazionali in associazione al cerro, olmo campestre e querceti, in quanto competono per le stesse esigenze. Da non confondere con l’altra specie del genere Sorbus, S. aucuparia L. o sorbo degli uccellatori. L’epiteto generico deriva dal latino “sorbu/(m)” che a sua volta deriverebbe dal celtico con significato corrispondente a due parole “aspro” e “pomo”. L’epiteto specifico invece è derivato dal latino e significa “casa”, probabilmente a indicare che questi alberi erano piantumati in vicinanza delle case e rappresentavano i frutti più frequentemente consumati.
Il legno è differenziato, durame rosso-bruno e alburno più chiaro.
I rami sono grigiastri e tomentosi poi glabrescenti con gemme glabre e vischiose con andamento arcuato e ricadente.
Le foglie sono caduche, alterne, imparipennate lunghe fino a 20 cm con 6-20 paia di foglioline con una lamina ovata o lanceolata, arrotondate alla base, intere nel terzo inferiore poi con margine finemente dentato, glabre superiormente e di colore verde, più chiare e tomentose inferiormente, con apice acuminato.
I fiori sono ermafroditi molto profumati e sono riuniti in infiorescenze a corimbo tomentose. Sono dotati di peduncoli, con calice costituito da 5 lacinie triangolari, con corolla a 5 petali di 5-7 mm, bianchi e rotondeggianti, gli stami sono 20 e gli stili sono 5. L’impollinazione dei fiori è entomofila e tra gli insetti impollinatori vi è un forte richiamo delle api e altri pronubi.
I frutti si sviluppano dai fiori, sono pomi subglobosi o piriformi a seconda della varietà, lunghi 2-4 cm, di colore giallo-rossastro e maculato esternamente, internamente la polpa è verdastra e allappante, tendenti al rosso-marrone e al sapore dolce a maturità e contengono 4-5 semi angolosi pubescenti e bruni. La dispersione è ornitocora.
L’apparato radicale è profondo e ramificato.

UTILIZZI:
Il legno date le caratteristiche di durezza ed elasticità trova impiego in falegnameria per la costruzione di pezzi da sottoporre a forte attrito, di attrezzi, per eseguire lavori da tornio e intaglio e per la costruzione di strumenti musicali.

In cucina i frutti di sorbo chiamati comunemente sorbe o sorbole, vengono utilizzati per la preparazione di gustose marmellate e per aromatizzare piatti a base di carne, pesce e selvaggina, per la preparazione di dolci e liquori. I frutti non possono essere consumati direttamente freschi quando si raccolgono ad ottobre-novembre in quanto sono astringenti per via dell’alto contenuto di tannini, infatti una volta si facevano ammezzire nella paglia, un processo di maturazione che porta dopo la raccolta ad aumentare il contenuto degli zuccheri nella polpa e ad abbassare la quantità di tannini, permettendone cosi un piacevole consumo. In Piemonte fino a metà del 900 veniva addizionata la farina di sorbe alla farina di grano per produrre il pane in tempi di carestia.
Oggi le sorbe non vengono quasi più utilizzate in cucina, sono considerate una rarità e vengono annoverate tra i frutti dimenticati.

Veniva impiegato nella concia delle pelli dato il suo alto potere tintorio dato dai tannini contenuti nella corteccia.

Nell’industria alimentare viene sintetizzata una sostanza caratteristica delle sorbole da cui deriva il nome, il sorbitolo utilizzato come stabilizzante, agente lievitante (E420), e dolcificante a basso contenuto calorico. Ampiamente usato in prodotti da forno e da pasticceria, caramelle e gomme da masticare senza zucchero.

In cosmesi viene impiegato per la produzione di cosmetici adatti al trattamento di pelli grasse ed impure.

Pianta officinale, in fitoterapia della pianta si utilizzano i frutti e le gemme.

Le gemme fresche macerate in alcool e glicerina costituiscono un gemmoderivato utile alla circolazione venosa degli arti inferiori.

I frutti sono ricchi di acido tartarico, citrico, sorbico, succinico e malico, pectina, tannino, vitamina C, saccarosio e sorbitolo, a cui sono attribuite le proprietà astringenti, antiscorbutiche, tonificanti, antinfiammatorie, diuretiche ed emmenagoghe.

FRUTTI (uso interno): i frutti consumati maturi, possono esercitare già un’azione terapeutica in termini di 6-10 frutti per 3 volte al giorno. Impiegati tradizionalmente nel trattamento della diarrea e della colite sia acuta che cronica. Essendo molto ricchi in vitamina C, fino a 80 mg di vitamina C per 100 g di frutti, è consigliato il consumo in caso di carenza di vitamina C, stati influenzali e febbrili, febbre e depressione del sistema immunitario.

TRATTAMENTI FITOSANITARI. I trattamenti biologici naturali contro i parassiti della pianta sono reperibili sulla pagina TRATTAMENTI FITOSANITARI 

A cura di
Dott.ssa Sara Leo
Biologa Nutrizionista

Attenzione: si declina ogni responsabilità sull’utilizzo a scopo curativo o alimentare delle applicazioni officinali e alimurgiche le quali sono indicate a mero scopo informativo.