Carpinus betulus L.– Carpino bianco

Foto: da “Flora Informatizzata del Lazio” per gentile concessione di Bruno Petriglia

DESCRIZIONE:

Albero sempreverde a chioma espansa e ovale. Specie sciafila e mesofila predilige terreni ben drenati, umidi, subacidi e calcarei e ambienti con estati calde. È specie autoctona in Europa e nel Caucaso, in Italia popola tutto l’arco Alpino e Appenninico, molto diffusa, forma rari popolamenti puri (carpineti) o più comunemente boschi misti con faggio, rovere, quercia, farnia, frassino, olmo, acero, castagno, tiglio. È specie miglioratrice del terreno, che lo prepara per le specie più esigenti. Si può confondere con il carpino nero (Ostrya carpinifolia S.), specie termofila. La crescita subisce un notevole rallentamento dopo i primi anni e dopo la ceduazione della pianta.

Il fusto è diritto e presenta scanalature con legno omogeneo indifferenziato di colore bianco-grigiastro.

La corteccia è glabra, di colorazione grigiastra e presenta lenticelle biancastre.

I rami sono sottili di colorazione verde-rossastra con andamento ascendente pubescenti e poi glabri.

Le foglie sono alterne oblunghe-ovate lunghe 5-10 cm con margine seghettato costituito da rari denti più grandi che con regolarità si alternano a file di denti più piccoli (doppiamente seghettato), apice acuminato e picciolate. Le nervature secondarie sono 10-15, evidenti al pari della nervatura primaria, hanno aspetto bolloso e pubescente poi perdono la pubescenza.

I fiori sono unisessuali, compaiono sullo stesso individuo (specie monoica) gli amenti maschili sono lunghi penduli e senza brattee, sui rami laterali insieme alle foglie e i femminili sono corti e compaiono sui rami principali, sono dotati di lunghe brattee e presentano alla base due fiori ognuno provvisto di stilo e bratteoli basali. Dopo la fecondazione i bratteoli basali dei fiori femminili si accrescono a formare una brattea trilobata caratteristica. L’impollinazione dei fiori è anemofila.

I frutti si sviluppano dai fiori bratteati, sono acheni legnosi e ovoidali di 7-10 mm compressi lateralmente e solcati, prima verdastri poi marroni, contengono un seme singolo e rimangono coronati dalle brattee persistenti utili alla dispersione anemocora del frutto.

L’apparato radicale è poco profondo, fascicolato e molto ramificato.

UTILIZZI:

È specie utilizzata in parchi, giardini e alberature stradali a scopo ornamentale.
Viene utilizzato in falegnameria e per la produzione di strumenti musicali in quanto il legno è omogeneo e dotato di elevata durezza ma non altrettanta resistenza in quanto può scheggiare.
Dato l’elevato potere calorifero è utilizzato a scopo energetico come combustibile.

È un indicatore ambientale della qualità dell’aria attraverso il monitoraggio dell’asimmetria della riflettanza fogliare dorso-ventrale. L’inquinamento dell’habitat urbano può essere compreso analizzando un parametro chiamato NDAI, ovvero l’indice di asimmetria dorsi-ventrale normalizzato, un parametro calcolato dall’indice di asimmetria di riflettanza dorsi-ventrale fogliare. La riflettanza di una banda RGB di una fotografia viene misurata sui lati adassiale e abassiale delle foglie. Si è dimostrato che la riflettanza fogliare abassiale è costantemente superiore alla riflettanza fogliare adassiale, con un conseguente indice NDAI significativamente più alto negli habitat industriali rispetto a quelli verdi suburbani. Le foglie di Carpinus betulus L. variano la morfologia delle foglie in relazione alla qualità dell’habitat urbano e questo cambiamento può essere monitorato con la misurazione dell’NDAI (Khavanin Zadeh et al., 2012, Environmental Pollution).

Studi in vitro su macerati di glicerina concentrati di Carpinus betulus L. hanno dimostrato che la pianta possiede attività antiossidante e antimicrobica, e tengono in considerazione la possibile utilità di questa pianta in presenza di malattie delle vie aeree (Di Vito et. al 2020, Antibiotics).
Giovani foglie di Carpinus betulus L. è stato dimostrato possiedono proprietà antitumorali, la proprietà antitumorale è attribuita ad un composto chiamato feoforbide a, un derivato del catabolismo della clorofilla, quantificato però in elevate quantità nelle foglie giovani. (Cieckiewicz et al 2012, Phytomedicine).

TRATTAMENTI FITOSANITARI. I trattamenti biologici naturali contro i parassiti della pianta sono reperibili sulla pagina TRATTAMENTI FITOSANITARI 

A cura di
Dott.ssa Sara Leo
Biologa Nutrizionista

Attenzione: si declina ogni responsabilità sull’utilizzo a scopo curativo o alimentare delle applicazioni officinali e alimurgiche le quali sono indicate a mero scopo informativo.