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Commemorazione storica della distruzione di Monte San G. da parte di Carlo VIII

relatori_5Il 10 febbraio 2015 a Monte San G. C.  si è tenuto il convegno di commemorazione dei 520 anni dalla distruzione della città da parte delle truppe di Carlo VIII, re di Francia.
L’evento è stato fortemente voluto e organizzato dai soci del circolo Legambiente Lamasena e si è tenuto presso la sala teatro T. Cimello, messa a disposizione dall’amministrazione comunale di Monte San G. C.
Il convegno ha avuto lo scopo di rievocare il fatto storico che ha inciso sulle vicende geopolitiche che riguardarono l’Italia del 500 e che ha riverberato i suoi effetti sulla cultura e sui costumi dei monticiani.
Si sono avvicendati nel convegno i relatori prof. Luigi Ricciardi, l’archeologo e ricercatore universitario dott. Sergio Del Ferro e l’arch. Diego Mammone che hanno tracciato la cronologia storica degli eventi che sconvolsero la vita del castrum monticiano, il quale venne bombardato dall’artiglieria del re francese che fece uso dell’importante innovazione tecnologica costituita dalla polvere pirica.
Il breve assedio – che comportò la distruzione di parte della cinta muraria – ebbe effetti sul successivo assetto urbanistico della città che ancora oggi riporta testimonianze di quanto accadde in quel lontano 10 febbraio del 1495.
Durante il convegno sono stati premiati gli elaborati degli alunni del primo circolo comprensivo di Monte San Giovanni Campano che hanno sviluppato una ricerca tematica su Carlo VIII e sulla sua discesa in Italia alla conquista dello stato borbonico, retto da Ferdinando II d’Aragona.
Al riguardo, merita una menzione speciale la riflessione, scritta in uno di questi elaborati, da cui il mondo degli adulti dovrebbe trarre i giusti insegnamenti:

Se immaginassimo di essere noi all’interno del castello e di vedere arrivare un esercito così fornito e scenograficamente maestoso, certo già questo ci farebbe fuggire lontano. Il popolo invece è rimasto fermo lì e pronto a morire per difendere la sua terra. Abbiamo capito che quando prevale l’interesse di uno solo, come nel caso di Ludovico il Moro, la storia si complica. Quando invece si uniscono le forze per combattere o fronteggiare il nemico comune, in nome della libertà e della difesa della propria identità, la storia è più semplice e giusta.

A conclusione del convegno sono state consegnate targhe ricordo, libri e pergamene agli studenti e ai relatori che hanno contribuito a diffondere una parte così significativa di tale storia.
Il convegno ha rappresentato l’opportunità per approntare un’azione incisiva di divulgazione di un episodio rilevante della storia locale che, purtroppo, non trova spazio nei programmi ministeriali. È particolarmente significativa l’idea lanciata dalla prof. Loredana Campea che ha esortato le associazioni e l’amministrazione a rievocare periodicamente tale vicenda storica con un evento più strutturato, sulla stregua di quanto avviene a Sermoneta con la rievocazione della battaglia di Lepanto o ad Ascoli Piceno con i Templaria, allo scopo di promuovere le suggestioni e le originalità di un territorio che ne amplificherebbe le sue attrazioni con effetti sicuramente positivi sul turismo e sull’appetibilità dell’intera città.

L’evento ha annoverato la partecipazione di una platea estremamente vasta e rappresentativa. Essa ha visto la presenza dei sindaci: Giovanni Vincenzi di Strangolagalli e il dott Piero Fabrizi di Boville Ernica; del presidente provinciale della Proloco dott. Luciano Trulli; del cons. provinciale avv. Antonio Cinelli; degli storici:  Valentino Visca,   Marcello Ottaviani e Oreste Marchionni;  dello scrittore ed editore Ciro Castellucci; dell’ass. alla cultura di Monte S. G. C. Alfredo Mastrantoni; dei presidenti di molte associazioni monticiane e guide turistiche verolane; delle professoresse: Beatrice Cretaro, Loredana Campea, Franca Battista e Franca Compagnone;  della pittrice Agnes Preszler che per l’occasione ha dipinto un quadro commemorativo;  dei tanti amici del compianto archeologo Eugenio M. Beranger studioso dell’alta terra di lavoro.

Remo Cinelli