Per ridurre gli effetti del terremoto, l’azione dello Stato si è concentrata sulla classificazione del territorio, in base all’intensità e frequenza dei terremoti del passato, e sull’applicazione di speciali norme per le costruzioni nelle zone classificate sismiche. La legislazione antisismica italiana, allineata alle più moderne normative a livello internazionale prescrive norme tecniche in base alle quali un edificio debba sopportare senza gravi danni i terremoti meno forti e senza crollare i terremoti più forti, salvaguardando prima di tutto le vite umane. Sino al 2003 il territorio nazionale era classificato in tre categorie sismiche a diversa severità. I Decreti Ministeriali emanati dal Ministero dei Lavori Pubblici tra il 1981 ed il 1984 avevano classificato complessivamente 2.965 comuni italiani su di un totale di 8.102, che corrispondono al 45% della superficie del territorio nazionale, nel quale risiede il 40% della popolazione. Nel 2003 sono stati emanati i criteri di nuova classificazione sismica del territorio nazionale, basati sugli studi e le elaborazioni più recenti relative alla pericolosità sismica del territorio, ossia sull’analisi della probabilità che il territorio venga interessato in un certo intervallo di tempo (generalmente 50 anni) da un evento che superi una determinata soglia di intensità o magnitudo. A tal fine è stata pubblicata l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, sulla Gazzetta Ufficiale n. 105 dell’8 maggio 2003. Il provvedimento detta i principi generali sulla base dei quali le Regioni, a cui lo Stato ha delegato l’adozione della classificazione sismica del territorio (Decreto Legislativo n. 112 del 1998 e Decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 – “Testo Unico delle Norme per l’Edilizia”), hanno compilato l’elenco dei comuni con la relativa attribuzione ad una delle quattro zone, a pericolosità decrescente, nelle quali è stato riclassificato il territorio nazionale.
Zona 1 – E’ la zona più pericolosa. Possono verificarsi fortissimi terremoti |
Zona 2 – In questa zona possono verificarsi forti terremoti |
Zona 3 – In questa zona possono verificarsi forti terremoti ma rari |
Zona 4 – E’ la zona meno pericolosa. I terremoti sono rari |
Di fatto, sparisce il territorio “non classificato”, che diviene zona 4, nel quale è facoltà delle Regioni prescrivere l’obbligo della progettazione antisismica. A ciascuna zona, inoltre, viene attribuito un valore dell’azione sismica utile per la progettazione, espresso in termini di accelerazione massima su roccia (zona 1=0.35 g, zona 2=0.25 g. zona 3=0.15 g, zona 4=0.05 g). L’attuazione dell’ordinanza n.3274 del 2003 ha permesso di ridurre notevolmente la distanza fra la conoscenza scientifica consolidata e la sua traduzione in strumenti normativi e ha portato a progettare e realizzare costruzioni nuove, più sicure ed aperte all’uso di tecnologie innovative.
Le novità introdotte con l’ordinanza sono state pienamente recepite e ulteriormente affinate, grazie anche agli studi svolti dai centri di competenza (Ingv, Reluis, Eucentre). Un aggiornamento dello studio di pericolosità di riferimento nazionale (Gruppo di Lavoro, 2004), previsto dall’opcm 3274/03, è stato adottato con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28 aprile 2006. Il nuovo studio di pericolosità, allegato all’Opcm n. 3519, ha fornito alle Regioni uno strumento aggiornato per la classificazione del proprio territorio, introducendo degli intervalli di accelerazione (ag), con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni, da attribuire alle 4 zone sismiche. Suddivisione delle zone sismiche in relazione all’accelerazione di picco su terreno rigido (OPCM 3519/06)
Zona sismica | Accelerazione con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni (ag) |
1 | ag >0.25 |
2 | 0.15 <ag≤ 0.25 |
3 | 0.05 <ag≤ 0.15 |
4 | ag ≤ 0.05 |
Nel rispetto degli indirizzi e criteri stabiliti a livello nazionale, alcune Regioni hanno classificato il territorio nelle quattro zone proposte, altre Regioni hanno classificato diversamente il proprio territorio, ad esempio adottando solo tre zone (zona 1, 2 e 3) e introducendo, in alcuni casi, delle sottozone per meglio adattare le norme alle caratteristiche di sismicità. Per il dettaglio e significato delle zonazioni di ciascuna Regione, si rimanda alle disposizioni normative regionali (24 Kb). Qualunque sia stata la scelta regionale, a ciascuna zona o sottozone è attribuito un valore di pericolosità di base, espressa in termini di accelerazione massima su suolo rigido (ag). Tale valore di pericolosità di base non ha però influenza sulla progettazione. Le attuali Norme Tecniche per le Costruzioni (Decreto Ministeriale del 14 gennaio 2008), infatti, hanno modificato il ruolo che la classificazione sismica aveva ai fini progettuali: per ciascuna zona – e quindi territorio comunale – precedentemente veniva fornito un valore di accelerazione di picco e quindi di spettro di risposta elastico da utilizzare per il calcolo delle azioni sismiche. Dal 1 luglio 2009 con l’entrata in vigore delle Norme Tecniche per le Costruzioni del 2008, per ogni costruzione ci si deve riferire ad una accelerazione di riferimento “propria” individuata sulla base delle coordinate geografiche dell’area di progetto e in funzione della vita nominale dell’opera. Un valore di pericolosità di base, dunque, definito per ogni punto del territorio nazionale, su una maglia quadrata di 5 km di lato, indipendentemente dai confini amministrativi comunali. La classificazione sismica (zona sismica di appartenenza del comune) rimane utile solo per la gestione della pianificazione e per il controllo del territorio da parte degli enti preposti (Regione, Genio civile, ecc.).
Classificazione sismica e climatica provincia di FR
|
|
Sismicità storica della Provincia di Frosinone
Il Lazio meridionale è caratterizzato da una notevole attività sismica lungo la catena appenninica e da una modesta sismicità – o assenza di sismicità – lungo la fascia litorale tirrenica. L’area del frusinate, in particolare, è stata interessata nel passato da uno dei più grandi eventi sismici appenninici conosciuti – il terremoto del 9 settembre 1349, con epicentro a nordest di Cassino. Inoltre, quest’area ha risentito degli effetti di forti terremoti con epicentro nelle Regioni limitrofe, come l’evento del 5 dicembre 1456 (Molise, M=7.2) e il terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915 (M=7.0), che produsse gli effetti più gravi soprattutto lungo la Valle del Liri e nel sorano. Il massimo sismico locale per il sorano (IX-X grado Mercalli) è stato prodotto dal terremoto del 14 luglio 1654. La parte nord-orientale della provincia di Frosinone (Ciociaria e Cassinate) presenta una sismicità frequente, con numerosi eventi di magnitudo superiore a 5.0, riportati nel catalogo dei terremoti storici.
Principali terremoti storici Nella tabella vengono elencati i terremoti storici con epicentro nel territorio del frusinate che hanno prodotto effetti pari o superiori al VI-VII grado nella scala proposta da Mercalli, Cancani e Sieberg (MCS).
Per quanto riguarda la classificazione sismica, la quasi totalità dei comuni dell’area è stata classificata fin dal 1915, a causa delle gravi conseguenze causate dal terremoto del Fucino (es. 255 vittime a Sora, 75 a Isola Liri). Altri comuni importanti sono Alvito, Fontechiari, Gallinaro, Posta Fibreno, Arpino, Atina, Pescosolido, Rocca d’Arce, San Donato Val Comino, Terelle, tutti oggi classificati in zona1.
Un cenno meritano infine gli studi di microzonazione, di particolare importanza ai fini della pianificazione urbanistica e di emergenza. A questo proposito si ricorda che i comuni dell’area interessata dal terremoto di magnitudo 4.8 del 16 febbraio 2013 (Alvito, Sora, Posta Fibreno, Isola Liri) sono stati oggetto degli studi di MS realizzati con i fondi dell’art.11, legge n. 77 del 24 giugno 2009, e già validati dalla Commissione tecnica relativa all’Opcm n. 3907.
www.protezionecivile.gov.it è il sito istituzionale del Dipartimento della Protezione Civile-Presidenza del Consiglio dei Ministri. Contenuti testuali, multimediali e i dati aggregati su questo sito sono tutelati dalla licenza Creative Commons Attribuzione – Non commerciale – Condividi allo stesso modo 3.0 Unported License. Fanno eccezione i testi pubblicati in formato integrale in “Provvedimenti”, di cui il Dipartimento della Protezione Civile non è né proprietario, né titolare, e i contenuti disponibili nella sezione Mappa radar tutelati da altra licenza. Per usare i contenuti, senza alterarli, è necessario citare esplicitamente la fonte con questa dicitura: “Fonte: Sito del Dipartimento della Protezione Civile – Presidenza del Consiglio dei Ministri”
TERREMOTO COSA FARE…
I terremoti non si possono evitare. Nella nostra provincia sfortunatamente un forte terremoto distruttivo è molto probabile. E’ comunque bene conoscere alcune misure da adottare nel caso in cui si verifichi una scossa sismica. L’unica arma per la riduzione del rischio sismico è la prevenzione. Questa comprende la classificazione sismica dei Comuni, la costruzione di edifici importanti secondo le normative tecniche antisismiche, la realizzazione di piani di emergenza.
prima del terremoto:
- Informarsi sulla classificazione sismica del Comune in cui risiedi.
- Informarsi dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori elettrici.
- Fissare al muro gli arredi più pesanti.
- Tenere in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, batterie di scorta.
durante il terremoto:
- Se ci si trova in un luogo chiuso riparasi sotto una porta in un muro portante, sotto un tavolo, in un angolo.
- Evitare scale ed ascensori.
- Staccare subito la corrente e chiudere il gas, in modo da prevenire il rischio di incendio.
- Accendere la radio a pile! Le principali emittenti locali trasmettono informazioni aggiornate sulla situazione.
dopo il terremoto:
- Uscire con prudenza, indossando le scarpe.
- Se ci si trova all’aperto allontanarsi da costruzioni e linee elettriche, potrebbero crollare.
- Raggiungere uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti.
Evitare di usare il telefono per non sovraccaricare le linee e l’automobile, per non intralciare i soccorsi.
Assicurarsi dello stato di salute delle persone attorno a se.
Walter Vona