La piana di Campolarino forniva ai Certosini grano, granone, legumi, lino. Da Trisulti veniva olio, frutta secca, carne di cinghiale, liquori, medicinali. I certosini, a piedi o con i muli, raggiungevano Campolarino passando per Prato di Campoli, S. Maria Amaseno, Casamari e Monte San Giovanni Campano. A Campolarino si fermavano solo di giorno a lavorare (…)”. Questo estratto del libro “Colli”, edito nel 1999 a cura di Antonio Palleschi, in cui sono raccolte varie memorie degli abitanti del paese, mostra tutta la quotidianità della vita limitrofa al torrente Amaseno; non solo come luogo di approvvigionamento di acqua per tutti i tipi di usi possibili ma soprattutto come via per il commercio di oggetti e di beni alimentari, per lo spostamento di uomini e di idee. Una via che si estende per 20 km e che abbraccia ben tre monasteri lungo il suo cammino,donandogli quell’alone di fascino storico unito al sacro rispetto che esige questo luogo, quasi a far trapelare nell’aria tutta la devozione nutrita dagli abitanti che nel tempo si sono succeduti lungo le sue rive. Santa Maria Amaseno, come rappresentanza di tutto ciò e della sua relativa protezione. La vita che ha dispensato il Torrente con le sue acque scorre per secoli di rinfrescate per le “bestie”, e continue attinte per gli orti e per i mulini. Il suo solco cosi cavato nel suo alveo dimostra a tutti noi la sua longevità, la sua forza vitale e gioiosa in cui molti “vecchi bambini” si sono divertiti con i loro tuffi e dispiaciuti per i suoi capricci. Un alveo che raccoglie testimonianze di vita arcaica come del giorno prima, le quali donano voce ad un torrente che ha visto scorrere su di sé la storia intera della nostra umanità. Oggi quasi abbandonato a sé è l’ Amaseno a richiamare noi suoi abitanti come se volesse ridestar la mai doma vita corsa nel suo corso –
Ricerca a cura di G. M. Cianchetti