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Classificazione sismica

20140620-ClassificazioneSismica

Per ridurre gli effetti del terremoto, l’azione dello Stato si è concentrata sulla classificazione del territorio, in base all’intensità e frequenza dei terremoti del passato, e sull’applicazione di speciali norme per le costruzioni nelle zone classificate sismiche. La legislazione antisismica italiana, allineata alle più moderne normative a livello internazionale prescrive norme tecniche in base alle quali un edificio debba sopportare senza gravi danni i terremoti meno forti e senza crollare i terremoti più forti, salvaguardando prima di tutto le vite umane. Sino al 2003 il territorio nazionale era classificato in tre categorie sismiche a diversa severità. I Decreti Ministeriali emanati dal Ministero dei Lavori Pubblici tra il 1981 ed il 1984 avevano classificato complessivamente 2.965 comuni italiani su di un totale di 8.102, che corrispondono al 45% della superficie del territorio nazionale, nel quale risiede il 40% della popolazione. Nel 2003 sono stati emanati i criteri di nuova classificazione sismica del territorio nazionale, basati sugli studi e le elaborazioni più recenti relative alla pericolosità sismica del territorio, ossia sull’analisi della probabilità che il territorio venga interessato in un certo intervallo di tempo (generalmente 50 anni) da un evento che superi una determinata soglia di intensità o magnitudo. A tal fine è stata pubblicata l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3274 del 20 marzo 2003, sulla Gazzetta Ufficiale n. 105 dell’8 maggio 2003. Il provvedimento detta i principi generali sulla base dei quali le Regioni, a cui lo Stato ha delegato l’adozione della classificazione sismica del territorio (Decreto Legislativo n. 112 del 1998 e Decreto del Presidente della Repubblica n. 380 del 2001 – “Testo Unico delle Norme per l’Edilizia”), hanno compilato l’elenco dei comuni con la relativa attribuzione ad una delle quattro zone, a pericolosità decrescente, nelle quali è stato riclassificato il territorio nazionale.

Zona 1 – E’ la zona più pericolosa. Possono verificarsi fortissimi terremoti
Zona 2 – In questa zona possono verificarsi forti terremoti
Zona 3 – In questa zona possono verificarsi forti terremoti ma rari
Zona 4 – E’ la zona meno pericolosa. I terremoti sono rari

Di fatto, sparisce il territorio “non classificato”, che diviene zona 4, nel quale è facoltà delle Regioni prescrivere l’obbligo della progettazione antisismica. A ciascuna zona, inoltre, viene attribuito un valore dell’azione sismica utile per la progettazione, espresso in termini di accelerazione massima su roccia (zona 1=0.35 g, zona 2=0.25 g. zona 3=0.15 g, zona 4=0.05 g).   L’attuazione dell’ordinanza n.3274 del 2003 ha permesso di ridurre notevolmente la distanza fra la conoscenza scientifica consolidata e la sua traduzione in strumenti normativi e ha portato a progettare e realizzare costruzioni nuove, più sicure ed aperte all’uso di tecnologie innovative.

Le novità introdotte con l’ordinanza sono state pienamente recepite e ulteriormente affinate, grazie anche agli studi svolti dai centri di competenza (Ingv, Reluis, Eucentre). Un aggiornamento dello studio di pericolosità di riferimento nazionale (Gruppo di Lavoro, 2004), previsto dall’opcm 3274/03, è stato adottato con l’Ordinanza del Presidente del Consiglio dei Ministri n. 3519 del 28 aprile 2006. Il nuovo studio di pericolosità, allegato all’Opcm n. 3519, ha fornito alle Regioni uno strumento aggiornato per la classificazione del proprio territorio, introducendo degli intervalli di accelerazione (ag), con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni, da attribuire alle 4 zone sismiche. Suddivisione delle zone sismiche in relazione all’accelerazione di picco su terreno rigido (OPCM 3519/06)

Zona sismica Accelerazione con probabilità di superamento pari al 10% in 50 anni (ag)
1 ag >0.25
2 0.15 <ag≤ 0.25
3 0.05 <ag≤ 0.15
4 ag ≤ 0.05

Nel rispetto degli indirizzi e criteri stabiliti a livello nazionale, alcune Regioni hanno classificato il territorio nelle quattro zone proposte, altre Regioni hanno classificato diversamente il proprio territorio, ad esempio adottando solo tre zone (zona 1, 2 e 3) e introducendo, in alcuni casi, delle sottozone per meglio adattare le norme alle caratteristiche di sismicità. Per il dettaglio e significato delle zonazioni di ciascuna Regione, si rimanda alle disposizioni normative regionali (24 Kb). Qualunque sia stata la scelta regionale, a ciascuna zona o sottozone è attribuito un valore di pericolosità di base, espressa in termini di accelerazione massima su suolo rigido (ag). Tale valore di pericolosità di base non ha però influenza sulla progettazione. Le attuali Norme Tecniche per le Costruzioni (Decreto Ministeriale del 14 gennaio 2008), infatti, hanno modificato il ruolo che la classificazione sismica aveva ai fini progettuali: per ciascuna zona – e quindi territorio comunale – precedentemente veniva fornito un valore di accelerazione di picco e quindi di spettro di risposta elastico da utilizzare per il calcolo delle azioni sismiche. Dal 1 luglio 2009 con l’entrata in vigore delle Norme Tecniche per le Costruzioni del 2008, per ogni costruzione ci si deve riferire ad una accelerazione di riferimento “propria” individuata sulla base delle coordinate geografiche dell’area di progetto e in funzione della vita nominale dell’opera. Un valore di pericolosità di base, dunque, definito per ogni punto del territorio nazionale, su una maglia quadrata di 5 km di lato, indipendentemente dai confini amministrativi comunali. La classificazione sismica (zona sismica di appartenenza del comune) rimane utile solo per la gestione della pianificazione e per il controllo del territorio da parte degli enti preposti (Regione, Genio civile, ecc.).

Classificazione sismica e climatica provincia di FR

Comune Rischio Sismico Zona Climatica Gradi Giorno
Acquafondata 1 E 2.839
Acuto 2B E 2.519
Alatri 2B E 2.102
Alvito 1 D 1.938
Amaseno 3A C 1.330
Anagni 2B D 1.911
Aquino 2A C 1.286
Arce 2A D 1.602
Arnara 2B D 1.860
Arpino 1 E 2.123
Atina 1 E 2.127
Ausonia 2B D 1.469
Belmonte Castello 1 D 1.804
Boville Ernica 2B D 1.942
Broccostella 1 E 2.138
Campoli Appennino 1 E 2.374
Casalattico 1 D 1.851
Casalvieri 1 D 1.757
Cassino 2A C 1.164
Castelliri 2A D 2.080
Castelnuovo Parano 2B D 1.698
Castro dei Volsci 2B D 1.831
Castrocielo 2A D 1.585
Ceccano 2B D 1.775
Ceprano 2B C 1.324
Cervaro 1 D 1.527
Colfelice 2A/2B D 1.425
Colle San Magno 1 E 2.103
Collepardo 2B E 2.266
Coreno Ausonio 2B D 1.717
Esperia 2B D 1.811
Falvaterra 2B D 1.904
Ferentino 2B D 1.913
Filettino 2B F 3.088
Fiuggi 2B E 2.496
Fontana Liri 2A D 1.523
Fontechiari 1 D 1.759
FROSINONE 2B E 2.196
Fumone 2B E 2.533
Gallinaro 1 E 2.131
Giuliano di Roma 2B D 1.822
Guarcino 2B E 2.272
Isola del Liri 1 D 1.614
Monte San Giovanni C. 2A D 2.028
Morolo 2B D 2.044
Paliano 2B D 1.984
Comune Rischio Sismico Zona Climatica Gradi Giorno
Pastena 2B D 1.878
Patrica 2B E 2.133
Pescosolido 1 E 2.346
Picinisco 1 E 2.407
Pico 2B D 1.478
Piedimonte San Germano 2A C 1.284
Piglio 2B E 2.330
Pignataro Interamna 2A C 1.211
Pofi 2B E 2.158
Pontecorvo 2B C 1.200
Posta Fibreno 1 D 1.859
Ripi 2B E 2.150
Rocca d’Arce 1 E 2.107
Roccasecca 2A D 1.589
San Biagio Saracinisco 1 E 2.658
San Donato Val di C. 1 E 2.333
San Giorgio a Liri 2B C 1.099
San Giovanni Incarico 2B D 1.499
San Vittore del Lazio 1 D 1.507
Sant’Ambrogio sul G. 2B C 1.347
Sant’Andrea del G. 2B D 1.636
Sant’Apollinare 2B C 1.184
Sant’Elia Fiumerapido 1 C 1.311
Santopadre 1 E 2.414
Serrone 2B E 2.566
Settefrati 1 E 2.477
Sgurgola 2B D 1.962
Sora 1 E 2.150
Strangolagalli 2B D 1.830
Supino 2B D 1.906
Terelle 1 E 2.715
Torre Cajetani 2B E 2.595
Torrice 2B D 1.981
Trevi nel Lazio 2B E 2.604
Trivigliano 2B E 2.527
Vallecorsa 3A D 1.786
Vallemaio 2B D 1.713
Vallerotonda 1 E 2.272
Veroli 2B D 2.014
Vicalvi 1 E 2.148
Vico nel Lazio 2B E 2.418
Villa Latina 1 E 2.107
Villa Santa Lucia 2A D 1.726
Villa Santo Stefano 2B D 1.517
Viticuso 1 E 2.661

Sismicità storica della Provincia di Frosinone

20140623-1Il Lazio meridionale è caratterizzato da una notevole attività sismica lungo la catena appenninica e da una modesta sismicità – o assenza di sismicità – lungo la fascia litorale tirrenica. L’area del frusinate, in particolare, è stata interessata nel passato da uno dei più grandi eventi sismici appenninici conosciuti – il terremoto del 9 settembre 1349, con epicentro a nordest di Cassino. Inoltre, quest’area ha risentito degli effetti di forti terremoti con epicentro nelle Regioni limitrofe, come l’evento del 5 dicembre 1456 (Molise, M=7.2) e il terremoto della Marsica del 13 gennaio 1915 (M=7.0), che produsse gli effetti più gravi soprattutto lungo la Valle del Liri e nel sorano. Il massimo sismico locale per il sorano (IX-X grado Mercalli) è stato prodotto dal terremoto del 14 luglio 1654. La parte nord-orientale della provincia di Frosinone (Ciociaria e Cassinate) presenta una sismicità frequente, con numerosi eventi di magnitudo superiore a 5.0, riportati nel catalogo dei terremoti storici.

Principali terremoti storici Nella tabella vengono elencati i terremoti storici con epicentro nel territorio del frusinate che hanno prodotto effetti pari o superiori al VI-VII grado nella scala proposta da Mercalli, Cancani e Sieberg (MCS).

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Per quanto riguarda la classificazione sismica, la quasi totalità dei comuni dell’area è stata classificata fin dal 1915, a causa delle gravi conseguenze causate dal terremoto del Fucino (es. 255 vittime a Sora, 75 a Isola Liri). Altri comuni importanti sono Alvito, Fontechiari, Gallinaro, Posta Fibreno, Arpino, Atina, Pescosolido, Rocca d’Arce, San Donato Val Comino, Terelle, tutti oggi classificati in zona1.

Un cenno meritano infine gli studi di microzonazione, di particolare importanza ai fini della pianificazione urbanistica e di emergenza. A questo proposito si ricorda che i comuni dell’area interessata dal terremoto di magnitudo 4.8 del 16 febbraio 2013 (Alvito, Sora, Posta Fibreno, Isola Liri) sono stati oggetto degli studi di MS realizzati con i fondi dell’art.11, legge n. 77 del 24 giugno 2009, e già validati dalla Commissione tecnica relativa all’Opcm n. 3907.

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TERREMOTO  COSA FARE…

20140623-7I terremoti non si possono evitare. Nella nostra provincia sfortunatamente un forte terremoto distruttivo è molto probabile. E’ comunque bene conoscere alcune misure da adottare nel caso in cui si verifichi una scossa sismica. L’unica arma per la riduzione del rischio sismico è la prevenzione. Questa comprende la classificazione sismica dei Comuni, la costruzione di edifici importanti secondo le normative tecniche antisismiche, la realizzazione di piani di emergenza.

prima del terremoto:

  • Informarsi sulla classificazione sismica del Comune in cui risiedi.
  • Informarsi dove si trovano e su come si chiudono i rubinetti di gas, acqua e gli interruttori elettrici.
  • Fissare al muro gli arredi più pesanti.
  • Tenere in casa una cassetta di pronto soccorso, una torcia elettrica, una radio a pile, batterie di scorta.

durante il terremoto:

  • Se ci si trova in un luogo chiuso riparasi sotto una porta in un muro portante, sotto un tavolo, in un angolo.
  • Evitare scale ed ascensori.
  • Staccare subito la corrente e chiudere il gas, in modo da prevenire il rischio di incendio.
  • Accendere la radio a pile! Le principali emittenti locali trasmettono informazioni aggiornate sulla situazione.

dopo il terremoto:

  • Uscire con prudenza, indossando le scarpe.
  • Se ci si trova all’aperto allontanarsi da costruzioni e linee elettriche, potrebbero crollare.
  • Raggiungere uno spazio aperto, lontano da edifici e da strutture pericolanti.

Evitare di usare il telefono per non sovraccaricare le linee e l’automobile, per non intralciare i soccorsi. 

Assicurarsi dello stato di salute delle persone attorno a se.

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Walter Vona

Protezione civile – prevenzione e formazione

Immagine esterna del palazzo comunale con i mezzi di Protezione Civile

Immagine esterna del palazzo comunale con i mezzi di Protezione Civile

M.S.G.C.  Sabato 22 febbraio, si è svolto – presso la sala consiliare –  il convegno  Piano di Protezione Civile – riflessioni ed analisi.

Il parterre dei relatori è stato di assoluto rilievo per la presenza del docente universitario Francesco Sidoti, del giornalista RAI Umberto Braccili, della  rappresentanza dell’amministrazione comunale, del  sindaco  e delle più alte cariche dell’ordine dei geologici italiani, a partire dal suo presidente Gian Vito Graziani.

L’incontro è stato un alto momento di formazione sui problemi connessi ai rischi sismici e idrogeologici da cui dovrebbe scaturire una maggiore consapevolezza  sulla necessità di dotarsi di piani di salvaguardia che possano fornire le giuste linee guida alla popolazione, in caso di calamità.

Basti pensare ai danni idrogeologici,  che si ripetono ciclicamente nei nostri comuni  come a tutte le latitudini Italiane. Essi sono dovuti, in gran parte,  al portato di una serie di violenze perpetrate contro il territorio quali una urbanizzazione irrispettosa degli alvei naturali dei fiumi,  il disboscamento e  la rinuncia ad investire su opere idrauliche di regimazione delle acque piovane.

Il messaggio che si è voluto ribadire,  in questa sessione di formazione,  è il forte valore  della prevenzione che può, tra l’altro, diventare un grande motore di sviluppo dell’economia come ha, giustamente, rimarcato il presidente Gian Vito Graziani.

Il circolo Legambiente Lamasena ha partecipato attivamente nell’organizzazione e promozione dell’evento,  riconoscendo nei contenuti la grande affinità ai temi trattati che appartengono, da sempre,  al mondo dell’ambientalismo e alle idealità che il circolo rinnova nel suo ambito locale. Tra l’altro, come è stato fatto rilevare nel dispositivo di legge, è compito delle associazioni di volontariato farsi carico della buona comunicazione verso cittadini facendo conoscere i presidi che già esistono a livello istituzionale come i COC  (Centro Operativo Comunale) e i COM  (Centro Operativo Misto) che rappresentano i primi organi di coordinamento dei soccorsi in ambito comunale e provinciale.

Nel convegno si è evidenziato,  nel contesto ristretto alla città di M.S.G.C.,    che esiste una mappatura di dieci  aree di ammassamento,  sebbene ,  per una loro efficace fruibilità, dovrebbero   essere dotate di servizi primari. Inoltre, esiste già un’ottima microzonazione  sismica del territorio monticiano  che si aggiunge al mosaico degli adempimenti propedeutici per un piano organico di Protezione Civile.

Dunque, il convegno ha avuto il merito di aver  lanciato una nuova sfida al circolo Lamasena,  e a tutte le associazioni territoriali,  che dovranno  assumersi la responsabilità di pungolare l’amministrazione affinché porti a compimento l’iter d’approvazione di un piano di Protezione Civile. Più specificatamente,  tutte le associazioni dovranno anche acquisire l’impegno civico di comunicare tutte quelle informazioni  primarie che hanno valenza per la sicurezza dei cittadini.

Attraverso il convegno si è rinsaldato  quello spirito collaborativo tra 13  associazioni  che sono state coinvolte nell’organizzazione  dell’evento. Tale percorso di vicinanza ed amicizia,  che si è espresso – per la prima volta  – lo scorso settembre  nella partecipazione alla prima edizione della Festa dell’Impegno Civile,  può essere considerato già un importante risultato di cittadinanza attiva di cui essere orgogliosi.