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Giornate FAI 2014 in Ciociaria

Sabato e Domenica 22 e 23 Marzo 2014 avremo la possibilità di ammirare 750 tesori d’Italia che generalmente non sono accessibili al pubblico. Si tratta della ventiduesima edizione delle Giornate FAI di primavera, organizzate dal Fondo Ambiente Italiano per diffondere la culura del Patrimonio Italiano e la sensibilità a conservarlo.

Per questo motivo gli ingressi sono gratuiti anche se sono graditi liberi contributi per l’accesso a queste risorse.

La provincia di Frosinone offre tre tappe molto interessanti ad ARPINO, SANT’ELIA FIUME RAPIDO e CASSINO.

Tutte e tre le tappe della Ciociaria sono inserite nell’itinerario nazionale dei luoghi Augustei, ovvero dei luoghi correlati alla vita e alle opere dell’imperatore Augusto. Scopriamo perchè…

ARPINO

Arpino, oltre ad essere la patria di Cicerone, ha dato i natali anche a Marco Vipsanio Agrippa, influente personalità della Roma antica e genero dell’Imperatore Ottaviano.

L’imperatore Augusto nacque sotto il consolato dell’arpinate Marco Tullio Cicerone e Caio Antonio.
In quasi 40 anni di regno, Augusto portò grandi modifiche che lasciarono segni nei secoli e si servì di Marco Vipsanio Agrippa come bravissimo architetto per abbellire Roma di edifici e monumenti (come ad esempio il Pantheon).

Le visite guidate saranno disponibili dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00 di entrambi i giorni e l’organizzazione sarà a cura degli Apprendisti Ciceroni. Le visite prevedono anche una tappa alla Civitavecchia di Arpino, con le sue Mura Ciclopiche ed il celeberrimo Arco a Sesto Acuto.

SANT’ELIA FIUME RAPIDO

Nel territorio di S. Elia sorgeva l’acquedotto romano di Casinum e seguiva l’alveo del fiume Rapido. Lo splendido Ponte dell’acquedotto, denominato LAGNARO, è caratterizzato da campata ampia 12 metri.

Le visite guidate saranno disponibili dalle 10:00 alle 18:00 di entrambi i giorni e l’organizzazione sarà a cura degli Apprendisti Ciceroni. 

CASSINO

A Cassino sarà aperta l’area archeologica e sarà possibile ammirare il Teatro dell’Età Augustea, l’anfiteatro ed il sagello sepolcrale di Ummidia Quadratilla, i resti della Via Latina, Ninfeo Ponari ed il museo archeologico della città.

Le visite guidate saranno disponibili dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00 di entrambi i giorni e l’organizzazione sarà a cura degli Apprendisti Ciceroni. 

PENSIAMO GLOBALMENTE,
AGIAMO LOCALMENTE!

Autore: Giovanni Gasparri (Linkedin | Facebook)
Data di Pubblicazione  15 Marzo 2014
Ultima Revisione: 15 Marzo 2014

PER APPROFONDIRE

Tonno, olio, sale e cesio radiattivo. Cosa c’è di vero

Japan of the apocalypse Credit: Thierry Ehrmann from Flickr

Japan of the apocalypse
Credit: Thierry Ehrmann from Flickr

Quando si parla della questione nucleare di Fukushima, tendiamo a pensare che sia una realtà così lontana che difficilmente possa interessarci nella vita di tutti i giorni. Purtroppo non è vero e per effetto della globalizzazione, nonostante i 9.700 kilometri di distanza, Fukushima ce l’abbiamo dentro casa e probabilmente anche sulla nostra tavola.

Questo perchè noi Italiani preferiamo mangiare tonno in scatola, che nella quasi totalità dei casi viene pescato e lavorato nel pacifico.

Cosa abbia di speciale questo tonno del pacifico (a parte il prezzo) non si sa, ma di sicuro sembrerebbe che non ne possiamo fare a meno.

Per fortuna comunque la normativa Italiana ed Europea impone l’obbligo per i rivenditori di prodotti ittici di rintracciabilità del prodotto. In particolare questi sono obbligati a dichiararne anche la zona di cattura.

Sarà capitato a tutti di constatare che in alcuni mercati i rivenditori fieri di ciò che vendono mettono bene in evidenza la provenienza se questa è Italiana, Spagnola, Canadese, etc…

In altri casi invece il rivenditore preferisce indicare la zona di cattura con un codice numerico, più criptico, detto Zona FAO, che li fa rientrare negli obblighi di legge pur tuttavia rendendo poco visibile al consumatore la reale provenienza dei prodotti.

C’è da aggiungere però che i prodotti inscatolati non soggetti a trasformazione non sarebbero obbligati a riportare la zona di pesca e quindi molti produttori non la indicano nemmeno.
Quei pochi invece che lo fanno, avendo adottato magari una politica di trasparenza con i consumatori, sono paradossalmente quelli maggiormente colpiti dagli allarmismi che circolano in rete relativi al tonno radioattivo.

Cerchiamo di  fare un po’ di luce sull’argomento.

La mappa che segue mostra in che modo il globo terrestre è suddiviso in zone FAO ed è chiaramente visibile che la zona più interessata dagli sversamenti in mare delle acque contaminate da isotopi radioattivi è la zona FAO 61.

Ci sono studi di scenziati autorevoli che affermano tutto ed il contrario di tutto circa gli effetti degli sversamenti in mare delle acque contaminate utilizzate per il raffreddamento del reattore nucleare di Fukushima.

Gli isotopi radioattivi coinvolti nell’incidente nucleare e rilasciati sia in mare che in atmosfera sarebbero:

  • Iodio 131;
  • Tellurio 129m;
  • Cesio 137;
  • Stronzio 90;
  • Plutonio.

Sino ad adesso comunque il tonno in scatola della grande distribuzione, qualunque sia la sua provenienza, non risulterebbe soggetto a contaminazioni radioattive accertate. Non sarebbe pertanto il caso di allarmarsi, anche se personalmente eviterei di mangiarlo per le motivazioni riportate alla chiusura dell’articolo.

Le catene di distribuzione ed i produttori di tonno in scatola (soprattutto pinne gialle) sostengono che i prodotti da loro commercializzati provengono dalla zona FAO 71, e non dalla 61, e che in alcuni casi questa zona può distare da Fukushima anche migliaia di kilometri.

Oltre al ruolo importante delle correnti oceaniche, c’è da aggiungere però che il tonno, come molte altre specie di pesci, è per sua natura un grande nuotatore e quindi non mi sorprenderebbe immaginarlo sguazzare nelle acque contaminate o magari nei pressi dell’isola di plastica nel pacifico (vedi approfondimento).

Ci sarebbe da fare una distinzione tra le varie specie di tonno, ma ad esempio il tonno rosso è capace di spostarsi in media ogni giorno di 100 miglia marine (circa 160Km) e può raggiungere di picco una velocità massima di 80 km/h. Basti pensare che ogni anno il tonno roso effettua incredibili migrazioni dal Nord Atlantico per venire a riprodursi nel Mediterraneo attraversando lo stretto di Gibilterra.

Ricordiamoci quindi che il tonno è libero di muoversi in tutte le zone e che questi numeri, 61 o 71 che siano,  sono solo delle linee tracciate dall’uomo su una cartina geografica che i pesci non sanno leggere.

Con questa questione del tonno radioattivo abbiamo però capito che anche i problemi di un luogo che si trova all’altra parte del mondo possono diventare facilmente i nostri problemi. Inoltre si apre un ulteriore interrogativo.

Ma il tonno del mediterraneo, il nostro tonno, che fine fa se noi mangiamo solo scatolette che vengono dal pacifico?

A quanto pare l’80% del tonno pescato nel mediterrraneo viene esportato e mangiato dai Giapponesi, perchè ritenuto di qualità eccezionalmente superiore ed ottimo per essere mangiato crudo in sushi e sashimi.

Non mi sembra normale che i giapponesi mangiano il nostro pesce e noi mangiamo il loro. Ma se ognuno mangiasse le proprie cose non sarebbe meglio per tutti, in particolare per noi? Adesso non staremmo certo a discutere se una scatoletta di tonno possa ucciderci oppure no.

E quindi invece di capire se quella spazzatura che ci fanno mangiare sia cancerogena o meno, cominciamo a chiedere ai nostri rivenditori il tonno italiano, il migliore. Ce l’abbiamo in casa. Godiamocelo.

PENSIAMO GLOBALMENTE,
AGIAMO LOCALMENTE!

Autore: Giovanni Gasparri (Linkedin | Facebook)
Data di Pubblicazione  16 Febbraio 2014
Ultima Revisione: 16 Febbraio 2014

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PER APPROFONDIRE

LICENZA

© Questo articolo, denominato “Tonno, olio, sale e cesio radiattivo. Cosa c’è di vero” di Giovanni Gasparri  è fornito integralmente sotto licenza internazionale Creative Commons Attribution-ShareAlike 4.0.

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