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A come Amianto … A come Asbestosi

Locandina definitiva revisedIl 1° luglio, dalle ore 17.00,  presso la sala conferenze dell’Abbazia di Casamari  di Veroli (FR) si svolgerà un convegno dal titolo “A Come Amianto … A come Asbestosi”.

L’inquinamento da Amianto provoca più di 5.000 decessi l’anno  in Italia e più di 100.000 nel mondo, esso   è anche considerato uno dei maggiori responsabili delle morti sul lavoro e, tuttavia, non è percepita la sua pericolosità per fattori che riguardano – con molta probabilità –  il periodo di latenza delle malattie asbesto correlate che può arrivare ad oltre 40 anni dalla prima esposizione alle sue fibre aerodisperse.

Di fronte a tale grave problema non si può rimanere indifferenti. Quindi, la prima azione necessaria è quella di  focalizzare la giusta attenzione  sui vari aspetti del problema che riguardano:  i rischi sanitari connessi all’esposizione alle fibre di amianto, la prevenzione medica, le cure possibili, lo smaltimento e bonifica dei siti inquinati, gli strumenti legislativi, i reati connessi allo smaltimento illecito,  il problema del giusto riconoscimento dei risarcimenti per le malattie asbesto correlate,  ecc.

Per dare le risposte alle  tante  domande che i cittadini si pongono sul tema, il circolo LAMASENA di Legambiente ha organizzato un convegno pubblico  invitando interlocutori qualificati  che possono ben rappresentare i problemi che riguardano il più insidioso inquinante dei nostri tempi.

Alla conferenza parteciperanno tra i relatori, l’on. Mauro  Buschini  – assessore all’ambiente della regione Lazio, l’on. Cristiana Avenali – promotrice della legge regionale sulla prevenzione e il risanamento dell’ambiente dall’amianto, il Cap. Marco Cavallo – comandante del CC NOE di Roma, il dott. Francesco Forastiere – direttore dell’unità operativa complessa del dipartimento epidemiologia del Serv . Sanitario del Lazio,  il dott. Fulvio Cavariani – direttore UOC regionale amianto,  la dott.ssa Rosa Ferri – coordinatrice del “Progetto Amianto”  della  ASL  di Frosinone,  il dott. Giorgio Zampetti – responsabile scientifico nazionale di Legambiente, il dott. Norberto Venturi – presidente LILT di Frosinone.

Il convegno sarà l’occasione per  fare il punto sulla situazione epidemiologica  delle malattie asbesto correlate nel basso Lazio  che, seppur non interessato da insediamenti industriali fortemente inquinanti ben più noti come quelli della Fibronit di Broni o la Isochimica di Avellino,  presenta un’incidenza elevata delle malattie a carico dell’apparato respiratorio (in primis asbestosi  e mesotelioma della pleura).

I nodi da sciogliere sul problema amianto sono ancora tanti e di difficile definizione. La soluzione potrà arrivare  attraverso il concorso e le energie migliori provenienti dalle istituzioni, dalle associazioni e dai cittadini solo se sapranno mettere insieme le competenze e le risorse per il risanamento del nostro ambiente

Il giardino Aromari

PONTE-ROMANO

Acquedotto medioevale con i resti del ponte romano

Aromari è un giardino degli aromi che il circolo Lamasena cura a Casamari1 di Veroli2. Esso si trova nel suggestivo spazio verde attraversato dall’acquedotto medioevale e in prossimità dei resti dell’antico ponte romano3.

Lo spazio verde è un luogo che l’associazione Lamasena ha in affido per costruirvi una dimensione naturalistica e culturale su cui cerca di far convergere l’antica sapienza sulle erbe tramandata dai monaci cistercensi dell’abbazia4 i quali hanno, tuttora, una vivida tradizione erboristica. Sarà bene ricordare che all’interno della farmacia dell’abbazia c’è un erbarium botanicum o hortus botanicus risalente al 1760.

Il giardino Aromari5 (Aro-mi a Casa-mari), evoca nel suo nome il presagio di cui esso si farà portatore. Gli aromi stimolano l’attività psichica e soprattutto risvegliano i ricordi, alleviano lo stress e producono benessere. Perciò è bene creare a Casamari, ri-pensando all’orto dei semplici, un luogo “magico” ove si organizzano percorsi di erbe aromatiche recuperando, innanzitutto, le aromatiche presenti nel territorio: elicriso, ruta, serpillo, timo, nepetella, menta, santolina ecc. Inoltre, qui trovano dimora le piante autoctone come: il ginepro ossicedro, il maggiociondolo comune, la ginestra dei carbonai, la rosa selvatica comune, il sorbo degli uccellatori, il biancospino comune, il pruno selvatico, il corbezzolo, ecc..

QRCODEPer ogni specie botanica, che sarà piantumata nel giardino, c’è una pagina web sulle sue proprietà. Su ogni etichetta, recante il nome della pianta e posizionata al suo fianco, apporremo il QR Code (Quick Response Code) della sua pagina web in modo che il generico visitatore, collegandosi alla pagina, possa leggerne le sue caratteristiche.

Con tale progetto si da la possibilità ai giovani di individuare il benefico effetto delle erbe, di conoscerle ed utilizzarle in modo adeguato. Successivamente, all’interno dell’Aromari ed in relazione ai percorsi aromatici, potranno essere organizzate visite guidate ed esposizioni.

Riferimenti
[1] Casamari deriva da – Casa Marii casa di Caio Mario. Casamari trae il suo nome dall’antico “Cereatae“. Plutarco, nelle Vite, riporta che “[Caio Mario] trascorreva il tempo nel villaggio di Cereate, nel territorio di Arpino…”; Strabone, geografo greco, nomina il villaggio di Cereate nella descrizione del territorio adiacente al fiume Liri; infine Frontino, storico latino del I secolo d.C., riferisce che “…la famiglia di Caio Mario risiedeva nel municipio di Cereate…”. Ulteriori informazioni sono reperibili su: http://www.abbaziadicasamari.it/
[2] Veroli è una città piena di storia e tradizioni. Tra le tante bellezze ivi esistenti è particolarmente significativo ricordare che a Veroli c’è la prima biblioteca ad uso pubblico in tutto il Lazio meridionale dedicata a Vittorio Giovardi (nato a Veroli nel 1699), il quale donò la sua personale raccolta di libri alla sua città natale.
[3] Il ponte romano risale al I sec. a.C. fu distrutto dai tedeschi in ritirata nel 1944. Del ponte, restano le due spalle laterali
[4] L’edificazione dell’abbazia di Casamari si attesta tra il 1005 e il 1036.
[5] Nello sviluppo dell’idea del giardino Aromari hanno collaborato la poetessa Franca Battista e il botanico Bruno Pedriglia

Ci prendiamo cura di un’area verde nei pressi dell’abbazia di Casamari.

DSC_000208/06/2015 – A Casamari, ci stiamo prendendo cura di un giardino,  adiacente  all’abbazia cistercense,  che  costituisce l’area di ristoro per i pellegrini e turisti che visitano la stupenda abbazia.

Casamari é un luogo centrale e suggestivo per tutta la Ciociaria e ne rappresenta l’espressione più significativa. Per capire il valore di questo luogo, bisogna innamorarsi degli archi dell’acquedotto medievale che attraversa tutto il  giardino.  Sostare sotto gli archi e catturarne la bellezza. Riconoscere nei blocchi ammonticchiati,  nella parte frontale del giardino,  ciò che resta dell’antico ponte romano sul torrente Amaseno, risalente al I secolo a. C.  Restare meravigliati dell’hortus botanicus del 1760 visibile nella farmacia dell’abbazia. Soffermarsi all’interno della Biblioteca Statale del Monumento Nazionale di Casamari con i suoi ottantamila volumi. Scoprire il passato della terra ciociara nel museo archeologico con reperti dell’epoca romana provenienti – principalmente – dall’antica Casa Marii, casa di Caio Mario che qui ha avuto i natali.

L’associazione Lamasena nel prendersi cura dell’area verde vuole contribuire concretamente a difendere ed esaltare la bellezza di questo luogo per rilanciarne il racconto e le suggestioni. Ciò diventa un progetto ambientalista e culturale insieme. Esso ha, infatti, tutti gli elementi che concorrono a legare le diverse finalità dell’associazione che si incentrano, principalmente, sul recupero e la cura delle aree in prossimità del torrente Amaseno e, inoltre,  creare eventi intorno alle bellezze archeologiche e naturalistiche che vivono intorno alle aeree di golena del corso d’acqua.

La galleria fotografica sottostante, documenta le attività di giardinaggio, svolte dai volontari dell’associazione,  nell’area verde il giorno 5 giugno scorso.

Nuove proposte, vecchie dimenticanze

Lima-Museo-Nazionale-di-Archeologia-Antropologia-e-Storia
L’Italia detiene il primato mondiale per avere il maggior numero di siti riconosciuti dall’Unesco quali Patrimonio Mondiale dell’Umanità (50 su 779). Tuttavia nella classifica mondiale del turismo  (UNWTO) il bel paese si piazza solo al quinto posto nel 2013 con quasi 48 milioni di turisti internazionali ed è il terzo paese più visitato d’Europa dopo Francia e Spagna. I turisti che hanno visitato il nostro paese sono aumentati del 3% circa rispetto all’anno precedente ma potremmo fare molto di più.
Le aree come la Ciociaria, pur essendo ricche di attrazioni e ben collegate alla capitale, non hanno mai sfruttato in maniera significativa e sistematica il potenziale turistico.
Da uno studio della Camera di Commercio di Frosinone sulla “capacità attrattiva turistica della Provincia”, emerge infatti che il 68% delle attività ricettive dell’intera provincia di Frosinone si limitano ad operare nel campo della ristorazione e che circa il 75% delle presenze del territorio interessano la sola area di Fiuggi.
Quindi nelle altre zone le amministrazioni, con notevoli sforzi, cercano in qualche modo di inventare nuove attrattive che siano in grado di portare linfa vitale alle attività produttive e commerciali. C’è una inspiegabile tendenza a fare necessariamente cose sempre nuove, ma che nella maggior parte dei casi si rivelano iniziative che difficilmente avranno un seguito. Ben vengano nuove idee, purché però non siano effimere e non vadano a peggiorare lo stato delle cose.
Un episodio esemplare si è verificato recentemente nel comune di Monte San Giovanni Campano, che ha ospitato una ben riuscita manifestazione motoristica. Il percorso del Rally ha interessato diverse zone del comune e molti appassionati, anche venuti da fuori regione, si sono appostati in località Malanome per assistere all’evento.
Ma nessuno di loro sapeva che nel 1927 in quel posto (proprietà Bulgarini per l’esattezza)  furono rinvenute delle tombe preistoriche risalenti all’età del rame (III millennio a.c.). Probabilmente qualcuno sarebbe stato interessato a vivere il territorio come se fosse in una trasmissione di Discovery Channel, sapendo che in una di queste tombe fu rinvenuto un cranio davvero singolare (conosciuto con il nome di “Cranio di Casamari”). Esso infatti presenta dei segni di trapanazione ossea ed in alcuni punti del cranio sono ravvisabili inequivocabili segni di cicatrizzazione ossea, il che fa supporre che la trapanazione cranica venisse effettuata su paziente vivo, sicuramente per scopi medicali. Si tratta del primo cranio rinvenuto in Italia che presenta segni di trapanazione ossea, ovvero di neurochirurgia preistorica. Anche in diverse aree del mondo sono stati ritrovati crani simili, tra i quali l’esemplare più antico fu scoperto a Taforalt, remota località montana nel Marocco, risalente a 10.000 anni prima di Cristo.

Il cosiddetto cranio di Casamari è adesso in esposizione a Roma, presso il Museo Nazionale Preistorico Etnografico “Luigi Pigorini”, mentre altri resti delle sepolture di Malanome (vasi in terracotta, punte di freccia in selce ed accette levigate in pietra verde)
sono conservati presso il Museo Preistorico di Pofi.
Insomma tanti sforzi per inventare qualcosa in grado di attrarre turisti con manifestazioni effimere e poi non siamo in grado di far apprezzare le cose davvero straordinarie che abbiamo. Quanto meno se i visitatori venuti da fuori regione perché attratti dal rally lo avessero saputo, non avrebbero probabilmente lasciato l’immondizia tutta intorno al sito del ritrovamento preistorico (vedi foto).
 
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PENSIAMO GLOBALMENTE,
AGIAMO LOCALMENTE!

Autore: Giovanni Gasparri (Linkedin | Facebook)
Data di Pubblicazione  27 Agosto 2014
Ultima Revisione: 27 Agosto 2014

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Giornata culturale tra i musei di Veroli e l’abbazia di Casamari

DSC_0237Domenica, 18/05/2014 si è svolta la visita a Veroli e Casamari per conoscere le importanti testimonianze culturali e storiche che ci sono pervenute fino ad oggi.

Sono stati 60 i partecipanti a questa iniziativa organizzata dal circolo Lamasena di Legambiente che aveva lo scopo di avvicinare amici e famiglie alla conoscenza più profonda di musei, chiese e abbazie che insistono sul territorio Verolano.  All’evento hanno partecipato anche gli amici della GiFra e una folta comitiva di amici romani che hanno apprezzato le tante bellezze ammirate durante la splendida giornata.

Il programma si è sviluppato con l’iniziale raduno dei partecipanti presso la piazza del municipio di Veroli.

La prima tappa è stata la visita al duomo di Santa Andrea e al suo tesoro. A seguire, c’è stata la visita alla chiesa di Santa Salome con la sua Scala Santa. Quindi, si sono ammirate le vestigia storiche del palazzo comunale, recentemente arricchito con una nuova sala espositiva di paramenti nobiliari e dei paesaggi pittorici della Roma antica.

La visita al museo civico è stato suggestivo ed ha emozionato i più piccoli quando DSC_0246si è scesi sotto il tunnel,  di età romana,  che si snoda sotto la piazza centrale del municipio.

La mattinata si è conclusa con la visita al museo della civiltà rurale in cui sono raccolti centinaia di arnesi della civiltà contadina prima dell’avvento della meccanizzazione.

 

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Nel pomeriggio, attraverso la guida esperta di don Luca,  è avvenuta la visita dell’abbazia cistercense di Casamari al cui interno è stato possibile apprezzare il suo chiostro quadrato, la sala del capitolo, il grande refettorio e il suo museo archeologico. 1

Merita una menzione il racconto di don Luca in cui egli ha ricordato che l’idioma popolare dell’aver voce in capitolo tragga la propria genesi proprio dalla tradizione  monastica che prevedeva dibattiti periodici  tra i monaci all’interno  della sala del capitolo. Infatti, i monaci rappresentavano le proprie problematiche in questa sala deputata alla discussione e al confronto.

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